ALTA FEDELTÀ DIGITALE, Anno 43
(Edisport Editoriale S.p.A. - Milano)
Novembre 2000 (pag.176):
In redazione con... Sergio Calligaris,
di Giulio Cancelliere
Tradizione e originalità
Pianista e compositore di fama mondiale, Sergio Calligaris è venuto a trovarci in AF
Theater per raccontarci i motivi che l'hanno allontanato dalla composizione negli anni '50
e la ragione di un suo recente riavvicinamento e per parlarci, secondo il suo punto di
vista, del panorama della musica classica contemporanea.
Nell'ampio ma per certi versi brullo territorio della musica classica contemporanea,
dove non è semplice imbattersi in personalità serene e rasserenanti, dove è soprattutto
consuetudine incontrare personaggi solitari vaganti in cerca di un pubblico disposto a
dare riscontro, la figura di Sergio Calligaris, pianista e compositore, rappresenta una
sorta di luminosa eccezione. Lui, argentino di nascita ma di evidenti origini italiane, da
molti anni ha scelto il nostro Paese come patria d'adozione, anche se per lungo tempo ha
vissuto negli Stati Uniti. Concertista sin dalla più tenera età, al pianoforte ha
dedicato gran parte della propria vita, tanto che negli anni '50 lo strumento ha
rappresentato per lui una sorta di via di fuga.
"La mia è stata una protesta contro la cosiddetta avanguardia imperante. A un
certo punto non mi riconoscevo più nel ruolo di compositore, perché il compositore stava
diventando qualcosa che non capivo, ma soprattutto non condividevo. E quel che è peggio
è che tutto ciò rappresentava la tendenza principale. A quel punto mi sono rifiutato di
continuare a comporre e mi sono dedicato all'attività di concertista. La preparazione
tecnica non mi mancava e ho avuto la possibilità di esibirmi in tutto il mondo".
AF: Cosa mancava e forse manca ancora alla composizione contemporanea?
Calligaris: "C'è chi afferma che i miei riferimenti principali siano da
ricercarsi nel tardo Romanticismo e hanno ragione. È evidente che un musicista come
Rachmaninov, nella sua veste di pianista e compositore, figura quanto mai rara al giorno
d'oggi, mi è stilisticamente affine, ma io andrei ancora più indietro fino a Bach e alla
sua lezione di contrappunto, per arrivare a Hindemith e Berg passando per Scarlatti,
Vivaldi, Händel e Bellini. Il mio compositore preferito resta Schumann".
AF: Ma che cos'è successo che l'ha fatta disamorare della composizione?
Calligaris: "Si era creata una situazione paradossale: sentivo una sorta di
pudore attorno a me nei confronti delle cose belle, melodiche, cantabili. Era scomparso il
piacere di abbandonarsi alle sensazioni piacevoli indotte da un tema romantico,
sentimentale. Ecco: c'era il pudore dei sentimenti. E io questo non potevo
accettarlo".
AF: È cambiata la situazione oggi?
Calligaris: "Non proprio. Basta ascoltare la radio: è stato cancellato il
Romanticismo. Si passa da Monteverdi e Gesualdo da Venosa, con tutto il rispetto per
questi grandi compositori, alla musica contemporanea. Ma perché non si riesce ad
ascoltare un intermezzo di Brahms o un notturno di Chopin? Perché questa
discriminazione?"
AF: Forse un po' di provincialismo?
Calligaris: "È molto probabile. Siamo arrivati al punto di apprezzare di
più qualche remoto autore del '300, piuttosto che Schubert. Certi intellettuali usano
linguaggi forbiti per ammantare di valenza artistica composizioni mediocri che nessuno ha
voglia di ascoltare".
AF: Cosa l'ha fatta tornare a comporre?
Calligaris: "Una questione di affetto nei confronti di un amico fraterno,
per il quale ho scritto Il Quaderno Pianistico di Renzo nel 1978. Sentivo
l'esigenza di esprimermi in prima persona e non più solo attraverso le opere altrui. Da
allora non mi sono più fermato".
Oggi le composizioni di Sergio Calligaris sono pubblicate ed eseguite in tutto il mondo
e la sua discografia comprende registrazioni di musica classica e contemporanea, da Chopin
a Rachmaninov, da Schumann a Ravel, anche se la parte più consistente riguarda le sue
opere originali come il già citato Quaderno Pianistico di Renzo, i Tre
Madrigali, le Danze Sinfoniche e il Piano Concerto op.29, tra le sue
più celebri. Ultimamente è uscito un CD indirizzato più agli addetti ai lavori che al
normale pubblico, una specie di sampler delle sue composizioni. Un fatto normale per la
musica leggera, ma inedito per la classica.
Calligaris: "È un CD nel quale ho inserito frammenti di alcune mie
composizioni come il Doppio Concerto per Violino, Pianoforte e Orchestra d'Archi,
le Danze Sinfoniche, le Due Danze Concertanti e altre ancora, indirizzati ai
pubblicitari e ai cineasti".
AF: Il motivo?
Calligaris: "Tutti mi hanno sempre detto che la mia musica ha un forte
potere evocativo, è molto descrittiva. Allora perché non utilizzarla a questo scopo? Le
faccio un esempio: nella pubblicità di una merendina si utilizza, senza modifiche, la Sicilienne,
un tema dal Pelléas et Mélisande di Gabriel Fauré. Io credo che si possa
utilizzare la musica di un autore contemporaneo se solo la si conosce. E lo stesso
discorso vale per il cinema: si utilizzano le musiche di grandi compositori come Barber o
Prokovev, quando vi sono degli autori viventi che aspettano solo di far sentire le proprie
creazioni. Non perché non vadano bene le musiche di questi geni del passato, ma solo
perché sono state usate troppe volte. Per fortuna ho degli editori alla Carisch che
credono nel mio lavoro e desiderano farlo conoscere ad un pubblico il più ampio
possibile, anche al di fuori delle sale da concerto. O magari facendo in modo che chi non
ha mai visitato una sala da concerto ci si rechi".
Giulio Cancelliere