Corriere del Giorno
(Taranto)
Domenica 22 e mercoledì 25 ottobre 2000
Una prima mondiale per "Autunno Musicale 2000"
Nostra intervista al Maestro Sergio Calligaris
Grande attesa per il terzo concerto di "Autunno Musicale 2000", la rassegna
concertistico-orchestrale promossa dall'Amministrazione comunale di Taranto.
Domenica 29 ottobre, presso il Teatro Orfeo di Taranto, il pubblico del capoluogo ionico -
per un giorno capitale della musica contemporanea - avrà l'opportunità di assistere ad
una prima mondiale.
Per l'occasione sarà eseguita l'ultima opera composta da uno dei compositori
contemporanei più eseguiti nel mondo, il celebre Sergio Calligaris: il "Doppio
concerto per due pianoforti" op.41 (2000), affidato al brillante duo pianistico Fabio
e Sandro Gemmiti, dedicatari del lavoro, accompagnati dall'Orchestra della Magna Grecia e
diretti dal maestro Vittorio Parisi.
Scritto su commissione dell'Orchestra della Magna Grecia di Taranto e anche ad essa
dedicato (rappresentando un grande onore e un meritato riconoscimento per l'Orchestra che,
nel 1996, ha ottenuto l'istituzionalizzazione del Comune di Taranto), questo lavoro è di
grande valore, soprattutto se si considera che nel panorama musicale contemporaneo i
concerti scritti per due pianoforti e orchestra non sono numerosi, ed è indubbio che
negli anni avvenire, il Doppio Concerto op.41 di Calligaris sia destinato a diventare uno
dei pezzi più richiesti, nel suo genere, rientrando in un repertorio fino ad ora dominato
esclusivamente dai Concerti di Mozart e del più recente Poulenc.
Sulle caratteristiche dell'opera e sul lavoro di preparazione del concerto, il maestro
Sergio Calligaris, raggiunto telefonicamente a Roma, ha concesso quest'intervista in
esclusiva al Corriere del Giorno.
Maestro, cosa ha pensato quando [il Direttore Artistico] Piero Romano le ha
commissionato un concerto per l'Orchestra della Magna Grecia?
"Ho provato una lusinga notevole e allo stesso tempo un grande senso di
responsabilità. Mi si chiedeva infatti di comporre un'opera molto complessa, un concerto
per due pianoforti e orchestra, che in genere presenta grandi difficoltà a causa della
strumentazione coinvolta. In questi lavori la parte pianistica è infatti molto densa.
Inoltre l'Orchestra della Magna Grecia è di vaste proporzioni: vi era il pericolo di
creare un confuso oceano di note. Mi sono così concentrato sulle caratteristiche
dell'Orchestra e del duo pianistico, Fabio e Sandro Gemmiti, al quale sarà affidata
l'esecuzione del concerto in prima mondiale. Penso di aver raggiunto un ottimo risultato:
io ce l'ho messa tutta!"
Conosceva già l'Orchestra di Taranto?
"Conoscevo il suo prestigio, soprattutto attraverso il nome di Vladimir Ashkenazy,
suo presidente onorario, ma non avevo mai avuto il piacere di ascoltarla, fino al marzo di
quest'anno, quando in occasione del Giubileo ho avuto modo di assistere all'esecuzione
dell'oratorio "La vita di Maria" di Nino Rota, presso la Basilica di S.Maria
Sopra Minerva a Roma. Sono rimasto sconcertato dalla bravura e dalla capacità di
quest'orchestra, considerando soprattutto la giovane età dei suoi componenti. Ritengo che
i giovani musicisti rappresentino la forza e l'energia della musica contemporanea".
Il suo stile si distingue per un denso disegno contrappuntistico che esplode sempre
in seducenti slanci romantici. È così anche in questo concerto?
"Certamente. Questo è un concerto composto nel più rigoroso stile
contrappuntistico. I temi principali sono infatti elaborati con tutte le metamorfosi del
contrappunto e la fusione lirica nel momento dell'intermezzo è interamente
contrappuntistica. Per quanto riguarda gli slanci romantici della mia opera, io sono un
passionale, da buon latino-americano, ma non ritengo affatto un neoromantico. Le mie opere
sono infatti di gusto neoclassico e i compositori ai quali mi ispiro sono Brahms e
Beethoven".
Le sue armonie sono dense di lirismo... qual è il momento più lirico del
"Doppio concerto"?
"Sicuramente l'inizio di ciascun intermezzo, nei quali il momento culminante di
lirismo è affidato all'orchestra".
Quando volge lo sguardo al passato, in quali autorità trova dei modelli?
"Premesso che la mia formazione è tedesca, sono infatti un fanatico del rigore,
il mio compositore preferito è Schumann, per il quale nutro una passione smisurata".
La provincia cosentina
Lunedì 13 novembre 2000
La magia di Calligaris,
di Rosanna D'Agostino
[...] Abbiamo avuto l'occasione al teatro "Orfeo" di avvicinare per pochi
minuti Calligaris e realizzare una piccola intervista.
C'è un autore a cui lei si ispira, maestro?
"No, fondamentalmente no. Ma c'è un autore che preferisco in assoluto: Robert
Schumann".
Molti hanno evidenziato il doppio aspetto ditirambico-elegiaco delle sue musiche.
Quale si avvicina di più alla sua interiorità?
"Sicuramente l'aspetto ditirambico. Io sono di indole ottimista, allegro,
raramente malinconico. La malinconia è per me il paesaggio dell'ignoto; un paesaggio
all'interno del quale non vivo, ma che a volte ho necessità di fermarmi ad osservare. Le
mie composizioni prevedono quasi sempre l'utilizzo di tonalità e di ritmi incalzanti,
testimonianza del mio modo d'essere".
Tre sono i ruoli che lei ha svolto sino ad ora e continua in parte a svolgere:
pianista, compositore, insegnante. Quale preferisce?
"Il ruolo del pianista, innanzitutto. Affianco poi quello del compositore.
Insegnare non mi piace, non è il massimo delle mie aspirazioni. Il vero docente è,
secondo me, colui che vive attraverso l'allievo, tramandandogli tutte le sue esperienze.
Ma io, non è egoismo, e ci tengo a precisarlo, ho bisogno anche di avere soddisfazioni
che siano solo mie".