Sergio Calligaris: Pianista e Compositore
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Sergio Calligaris compositore


Panis Angelicus per coro o quartetto vocale e pianoforte, op.47

don Silvano Quattrin, Teologo:
"E' una composizione che si colloca nello stile personalissimo e originale dell'arte del Maestro Calligaris che sa coniugare la musica antica con la sensibilità moderna lacerata dai drammi del nostro tempo.[...]
Non ho dubbi nell'affermare che il Maestro Calligaris, nella straordinaria percezione artistica del momento, abbia interpretato mirabilmente l'attesa drammatica di tutta l'Umanità che grida inconsciamente di essere liberata dal travaglio della sua disperazione.[...]
Le parole ispirate e profonde del Pezzo sono un omaggio della Teologia che si fa poesia da parte di San Tommaso, uno dei massimi teologi di tutti i tempi; la composizione del Maestro Calligaris è l'omaggio dell'Arte che si fa musica, da parte di uno dei compositori più prestigiosi del nostro tempo.[...]
Ravviso in quel movimento di marcia lenta con dissonanze, l'espressione di tutta l'angoscia dell'Umanità, che avanza faticosamente da millenni verso la sua ricomposizione pacifica, come un'utopia irragiungibile.
Eppure la speranza non viene meno, proprio perché il Figlio di Dio, il pane degli angeli ('panis angelicus') diventa pane degli uomini ('fit panis hominum') che nutre l'uomo, eterno viandante, e lo rende capace di non smarrirsi nel suo doloroso peregrinare. Così la marcia dell'Umanità da lenta e faticosa, si fa gradualmente lieve e serena, nella struggente e delicatissima armonia di un canto dolcissimo, che si perde in quella luce infinita dove inabita la santissima Trinità ('ad lucem quam inhabitas')."

Vittorio Parisi, Titolare della cattedra di Direzione d'Orchestra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano:
"Si tratta di uno dei lavori più ispirati del Maestro, frutto del suo rigore compositivo, della sapienza contrappuntistica e della scrittura pianistica abbinata a quella del coro.
Se la musica d'ispirazione sacra deve essere un modo per elevare lo spirito evitando le facili contaminazioni e un semplicismo buono per tutti gli usi, questa opera di Calligaris si adatta perfettamente allo scopo nel solco di una grande tradizione."

Maurizio Brunetti, "Il Domenicale", 7 giugno 2008:
"[...] Il Panis Angelicus op.47 [...] condivide con l'Ave Maria il verticalismo e la forte tensione religiosa, ma la struttura contrappuntistica, l'esigente scrittura pianistica e l'elaborazione armonica sono di gran lunga più complesse."

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 novembre 2007:
"[...] Particolarmente arduo è stato il lavoro sul Panis Angelicus di Calligaris: la scrittura complessa, contrappuntistica e allo stesso tempo intima e sofferta alla fine si risolveva in uno straordinario momento musicale dove solo la profonda spiritualità del compositore veniva fuori come per incanto.
[...] il Panis Angelicus apre un nuovo scenario compositivo che, sono certo, darà frutti maturi e raffinati, come è già avvenuto per i grandi compositori del passato."

Antonio Galanti, Suonare News, dicembre 2006:
"Le linee vocali sono plasticamente tese, talvolta quasi "forzate" nel registro sopracuto. L'armonia è ricca e suadente, nostalgicamente romantica: richiamo a un mondo oramai perduto e consapevolezza del tempo che passa."

Luca Segalla, Musica n.180, ottobre 2006:
"Le caratteristiche più evidenti di questa meditazione in musica sul testo del Panis Angelicus[...] sono la severità di una scrittura contrappuntistica densa di movimenti cromatici e l'immediatezza espressiva.
[...]sembra rappresentare la progressiva ascesa, sostenuta da un ritmo di marcia quasi ininterrotto, verso l'immobilità della pura contemplazione. Emblematiche sono le battute conclusive, con le voci di soprano e tenore fisse su un Mi bemolle che si perde nel silenzio, sullo sfondo di un accompagnamento pianistico ridotto a un leggero sussurro.[...]
La presenza sotterranea del linguaggio tonale, l'ampio ricorso al contrappunto tradizionale e la regolarità del ritmo, sempre molto cadenzato, sono i principali motivi della forza comunicativa di questo lavoro."

Dismamusica Magazine, 30 settembre 2006:
"Il brano è stato accolto con entusiasmo sia nel mondo musicale che in quello dei teologi. Questi ultimi, in particolare, hanno riconosciuto come la musica di Calligaris incarni alla perfezione lo spirito del testo sacro.
[...] è un brano impegnativo, adatto per le formazioni che si dedicano alla musica sacra con impegno e che intendono dedicare tempo ed energie nella ricerca di testi di grande spessore ed intensità."

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 maggio 2006:
"Mette in luce il mondo interiore, spirituale, di Sergio Calligaris. Lontano dal travolgere le platee con i suoi finali furiosi e passionali, Calligaris in quest'opera prega e dalla sua preghiera in musica scaturisce una poesia, degna del contenuto del Panis Angelicus, che si inserisce e si eleva sopra una complessa armonia. Da pianista, l'autore porta il pianoforte in primo piano che assume mille colori e mille strumenti: come l'oboe, il flauto, l'organo o i timpani.
Calligaris interiorizza il testo sacro e lo pone su una struttura contrappuntistica densa ed efficace.[...]
Il Finale, iniziato dal pianoforte, si conclude in un pianissimo "etereo" che ci porta in una dimensione soprannaturale.[...]
Esempio per rinnovare e reinserire nella Chiesa una musica sacra ispirata e di grande fattura musicale, così come accadeva un po' di secoli addietro. Non è un ritornare all'indietro, ma un grande progresso per la musica del nostro tempo."

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 dicembre 2005:
"L'attività compositiva di Sergio Calligaris continua con un brano molto particolare e che è l'espressione di una fede sincera dell'autore: Panis Angelicus op. 47 (testo integrale in latino) per pianoforte e coro misto o quartetto vocale ad lib, dedicato a Sua Santità Benedetto XVI per l'anno eucaristico 2005."

Il Giorno, Suite per la fanciullezza
per coro, pianoforte, violino e percussioni, op.45

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 marzo 2004:
"Ed ecco la deliziosa Suite Il Giorno[...] Anche in quest'opera apparentemente semplice, Calligaris non si risparmia nell'armonia: riesce così ad armonizzare le melodie in modo raffinato e nello stile che gli è proprio.
Adatta ad essere realizzata in una qualsiasi scuola, quest'opera piace al pubblico sia per la bellezza delle melodie che per il testo.[...]
I testi sono dello stesso compositore e aiutano il bambino a riconoscere i vari momenti della giornata che sono fatti di lavoro, di preghiera e di divertimento. Calligaris riesce a dare musicalmente l'importanza ai vari momenti con la forma e l'armonia caratteristiche: l'Introduzione, la nascita del nuovo giorno; la Marcia, tipica del gruppo che va al lavoro; il Corale, la preghiera; il Valzer, con la fermata sul secondo movimento, tipico della festa.
Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per divertirsi e far divertire il pubblico dei fanciulli ma, sono sicuro, anche dei grandi."

Preludio e Toccata per pianoforte, op.44

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 marzo 2003:
"Leggendo al pianoforte quest'opera ho trovato un Calligaris molto ispirato e come sempre una scrittura pianistica appropriata alle possibilità dinamiche e timbriche del pianoforte.
Il Preludio è in tempo di siciliana e, insieme alla melodia (elemento importantissimo per Calligaris), gli effetti timbrici che si ricavano dai molti abbellimenti fanno pensare ad uno Skriabin maturo, in cui il timbro si fonde col colore.
La Toccata, impetuosa e virtuosisitica è inframezzata da un Interludio in tempo di Pavana, in cui è citato un frammento da Il Quaderno Pianistico di Renzo. L'elemento sereno e appassionato si contrappone al momento virtuosistico e tempestoso con cui termina la Toccata, come nello stile del compositore in un finale virtuosistico e ad effetto che strappa applausi."

Suite per due pianoforti e quattro timpani ad libitum, op.43

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 settembre 2001:
"Dedicata alla memoria della cara madre Carlota, Sergio Calligaris scrive un'altra opera di impatto per il pubblico. La Suite è composta di tre brani: Interludio, Agnus Dei e Libera me. Chi ama la musica di Calligaris troverà ancora una volta tutti i momenti cari al compositore: escursioni dinamiche dal ppp al fff, momenti di estrema violenza sonora, momenti di estrema delicatezza e di raffinata poesia..."

Ave Verum per coro o quartetto vocale e pianoforte, op.42

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 febbraio 2001:
"Calligaris in quest'opera è molto ispirato e, pur non tradendo il suo stile compositivo, imprime un carattere solenne, nobile... soffre e grida al dolore ma prega e si rassegna nel mistero che più tormenta l'uomo..."

Roberto Piana, "NonSoloPiano", 2002:
"Calligaris, forte di una conoscenza, di un approfondimento strutturale severo, conosce inoltre il valore di una emozione pura. Il suo Ave Verum op.42 per coro misto (o quartetto vocale, ad libitum) e pianoforte o l'Ave Verum op.42a nella versione pianoforte solo, composizione di recente scrittura, ne è magnifico esempio."

Doppio Concerto per due pianoforti e orchestra, op.41

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 febbraio 2001:
"Il Doppio Concerto op.41 per due pianoforti e orchestra è una poderosa composizione in cui i pianoforti si integrano e si elevano in un'armonia formale elegante ed efficace…
Calligaris essendo pianista in carriera e conoscendo lo strumento in tutte le sfaccettature, rapisce l'ascoltatore e lo conduce, forse con prepotenza, in questo viaggio virtuale in cui l'anima dapprima si stupisce, poi canta, soffre e gioisce con la musica. E Calligaris quando canta nei momenti lenti è particolarmente suadente…"

"Corriere del giorno", Taranto, 22 ottobre 2000:
"…il Doppio concerto op.41, questo magnifico lavoro di Sergio Calligaris, è articolato in due vasti movimenti. Il primo, "Ballata" è di carattere epico ed appassionato, il secondo, "Movimento Perpetuo", di carattere percussivo ed inesorabile. I due tempi si innestano tra loro in forma ciclica, chiudendosi entrambi con una vertiginosa ed infuocata Coda, mentre gli intermezzi sono caratterizzati da un tema assai lirico che trova la sua massima espressione nell'orchestra."

Rosanna D'Agostino, "La magia di Calligaris", da "La provincia cosentina", 13 novembre 2000:
"Il concerto op.41 è ricco di contrasti armonici e dissonanze; il tema viene continuamente scambiato tra gli strumenti che giocano a rincorrersi, suscitando un clima d'ansia totale, presente fino al termine dell'opera stessa. Le note sembrano rievocare il corso naturale di un fiume lungo un sentiero tortuoso. Ascoltando la parte centrale, l'immaginazione va a un clima di pace quasi raggiunta, ma l'ansia incombe. Il finale è violento, improvviso. Sospeso tra sogno e realtà."

Gabriella Fumarola, "Nuovo dialogo", 24 novembre 2000:
"Contrariamente a quel che si pensa generalmente della musica contemporanea, considerata ancora una meta lontana per molti ascoltatori, il Concerto per due pianoforti e orchestra op.41 di Calligaris ha avuto un impatto positivo sul pubblico fin dalle prime battute. Chiarezza di idee, rigore formale, espressività ed equilibrio tra strumenti solisti e orchestra caratterizzano la nuova opera del maestro Calligaris. Nelle intenzioni del compositore si percepisce quanta importanza abbia il ruolo dei due pianoforti nella partitura, e come abilmente affida all'orchestra impasti sonori di grande impatto e mai secondari alle voci soliste. Peculiarità che si denotano con maggiore efficacia nei ruoli affidato ora all'orchestra ora ai pianoforti, che conducono la narrazione musicale in un crescendo perpetuo, fino alla fine. Non mancano momenti di più ampio respiro melodico dove il segno del compositore si tinge di toni espressivi, lasciando spazio ad una inventiva fedele alla peculiare natura della musica, ovvero comunicare valori e sentimenti."

Carmen Montedoro, "Città oggi", novembre 2000:
"Declinato in Ballata e Movimento perpetuo, il Concerto op.41 di Calligaris si caratterizza, fin dalle prime note, per una sonorità piena, evidenziata nel conflitto emergente tra i pianoforti ed il raccordo melodico della parte orchestrale. Armonie contemporanee si intessono su solide trame classiche, diffondendo una "musica d'avanguardia con poesia". Lo stesso Calligaris, che ama definire la propria personalità artistica "concreta ed ottimista ed, insieme, indiretta", profonde nella sua musica un'energia ritmica notevole che sfuma, a tratti, in un ideale romantico di ineffabile bellezza. Indulge, allora, alla malinconia per evocare subito dopo, rivendicando con orgoglio le proprie radici mitteleuropee, ritmi ed invenzioni melodiche propri di Rachmaninov, accanto ad una vigorosa sonorità beethoveniana, evidente nelle ottave spezzate, care all'autore nei momenti di forte agitazione. La dialettica infine, evidenziata da Zurletti, porta ad affermare, a buon diritto, di trovarsi al cospetto di un grande autore che attinge con dignità al passato e che la tradizione omaggia consacrandolo ultimo classico fra i contemporanei."

Sonata per clarinetto e pianoforte, op.38

Prof.Raffaele Pozzi (Direttore Artistico dell'Istituto di Studi Musicali "Goffredo Petrassi", Latina), lettera personale al Compositore, 15 luglio 2001:
"[...] Il concerto è stato un evento memorabile e il vivo successo di pubblico e di stampa che ha ottenuto rimarrà a lungo tra i nostri più bei ricordi musicali."

Francesca Del Grande, "Latina Oggi", 30 maggio 2001:
"È un'opera contemporanea, priva di sperimentalismi e in sintonia con Ashkenazy. Nuova e inedita, che per stile e tono si ricollega alla tradizione del XIX secolo."

Daniela Gangale, "Giornale della Musica", n.172 - giugno 2001:
"La Sonata, composta nel 1997 su invito di Raffaele Pozzi, direttore artistico del Festival Pontino, è dedicata ai due Ashkenazy ed è concepita in modo da trattare i due strumenti in maniera concertante, con pari importanza sia strumentale che espressiva, affidandosi alla forma sonata classica nell'architettura complessiva."

Dispaccio ANSA, primo luglio 2001:
"[...]la Sonata di Calligaris, di cui in apertura ha parlato Vladimir Ashkenazy complimentandosi per la sensibilità con cui l'autore ha saputo cogliere il fuoco ardente e al tempo stesso romantico dell'arte pianistica."

Luca Della Libera, "Il Messaggero", 2 luglio 2001:
"[...]aderenza alla tradizione, ossequio delle forme classiche, sonorità "orchestrali" e grandi difficoltà tecniche sono le cifre essenziali del brano, egregiamente risolto dagli esecutori."

Francesca Del Grande, "Latina Oggi", 3 luglio 2001:
"[...]armonie ricercate, intermezzi calmi a spezzare temi mossi e agitati, sonorità forti e suggestive. Tanti gli applausi del pubblico a determinare un successo grande, convinto, meritatissimo."

Virgilio Sanvitale, "Musica", n.129 - settembre 2001:
"Si tratta di un lavoro che attinge alle forme della tradizione classica ripensate nelle loro potenzialità polifoniche, secondo una poetica neobrahmsiana che è tipica di Calligaris [...]
Questa op.38 mostra ancora una volta in Sergio Calligaris uno degli esponenti più interessanti di un nuovo rapporto con la tradizione ispirato ad un accordo tra mente e natura che trova nella civiltà della polifonia occidentale la propria ragione di esistere."

"Fedeltà del suono", n.93 - dicembre 2001:
"È stata una serata memorabile.[...]tra i più interessanti musicisti attuali che vivono in Italia[...]uno dei compositori contemporanei più eseguiti al mondo."

Roberto Piana, "NonSoloPiano", 2002:
"È un magnifico esempio non solo di conoscenza strumentale ma anche di gestione della forma e di impiego polifonico."

Fiorella Sassanelli, la Repubblica, 14 marzo 2007:
"Un perfetto saggio di musica concertante"

Doppio Concerto per flauto, pianoforte e orchestra d'archi, op.37a

Stefano Maffizzoni, flautista dedicatario del Concerto:
"La letteratura musicale, grazie all'op.37 del Maestro, si arricchisce di una nuova pietra miliare. Questo Concerto lo sento particolarmente congeniale alle mie corde: lo amo per la nobile tessitura, per il grande lirismo di alcuni squarci, per la generosità di suono che chiede sempre al solista, senza mezzi termini. E' un pezzo di grande passionalità."

Elide Bergamaschi, "la Voce di Mantova", 7 maggio 2006:
"Una partitura di rara passionalità, materia stesa a pennellate grumose da un'orchestra sempre avvinghiata al canto ora rotto ora straordinariamente lirico dei due strumenti solisti. La bellezza di questo linguaggio sta nella sua perentorietà."

Doppio Concerto per violino, pianoforte e orchestra d'archi, op.37

Alice Bertolini, "Suonare News":
"…nella stagione di Milano Classica… il "Doppio Concerto" scritto due anni fa da Sergio Calligaris… ha infiammato il pubblico. Merito anche dei brillanti solisti: il violinista Sergej Krylov e la pianista Stefania Mormone, ai quali l'impegnativa e seducente composizione è dedicata… alternando pagine di irresistibile propulsione ritmica e struggenti squarci lirici…"

Danilo Prefumo, "CD Classica":
"Come compositore, Calligaris si colloca nel solco di un tonalismo modernamente inteso, aperto alle combinazioni politonali; il suo primo maestro argentino, padre Luis Machado, era un ammiratore di Hindemith e certi aspetti di ascendenza hindemithiana si ritrovano con facilità nelle opere maggiori di Calligaris, come il Concerto per pianoforte e orchestra op.29, o le Danze Sinfoniche op.27, ad esempio nella frenetica consequenzialità motoristica o nella rigorosissima strutturazione di certe pagine, degne di un Kapellmeister barocco. Ma i momenti forse più geniali e accattivanti, almeno nel Doppio Concerto per violino, pianoforte ed orchestra d'archi op.37, sono quelli estatici e contemplativi, in cui tra l'altro Calligaris mette in mostra una vena melodica davvero originale."

Georgios Leotsakos, "Difono" Atene:
"…un gioco di predeterminati contrasti, molto intelligentemente organizzato, tra le dissonanze del neo-classicismo ed un gentilissimo euforismo romantico…"

Julian Cooper, "Perfil" Buenos Aires:
"…Si è avuta la possibilità di conoscere il notevole lavoro di Sergio Calligaris… Affascinante, ben costruito e sviluppato con grande fluidità, il Concerto è costruito sul contrasto tra la tenerezza e il fuoco…"

Pablo Kohan, "La Nación" Buenos Aires:
"…Ha una forte intensità passionale e al tempo stesso eccitante che lo rendono decisamente interessante…"

Napoleòn Cabrera, "La Prensa" Buenos Aires:
"…La tumultuosa personalità di Calligaris si esplicita con grande successo nel suo torrente musicale…"

Toccata, Adagio e Fuga op.36 per orchestra d'archi

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 ottobre 2008:
"Nei giorni tra il 6 e il 19 agosto 2008, prestigiose esecuzioni di musiche del grande compositore contemporaneo Sergio Calligaris si sono susseguite. Per la Rassegna Marchigiana 'Armonie della Sera', l'Orchestra del XXI Secolo, prestigioso conplesso cameristico spagnolo diretto dal suo fondatore M° Luis Carlos Badia, ha scelto per il loro concerto del 6 agosto Toccata, Adagio e Fuga op.36 per archi. La stessa composizione è stata eseguita dal famoso gruppo strumentale I Solisti Aquilani per il loro concerto a Rocca di Mezzo, in Abruzzo, il 19 agosto, sotto la direzione di Pasquale Veleno, direttore dell'Orchestra Sinfonica di Pescara.[...]
La stessa composizione è stata vista in due modi musicali diversi da parte dei due direttori: wagneriano Badia, brahmsiano Veleno. Il Maestro spagnolo ha sottolineato i forti contrasti ritmici e dinamici tirando fuori una inusitata drammaticità del brano che ha emozionato il pubblico. Il Maestro italiano si è, invece, soffermato sul fraseggio e sul suono, esaltando la parte più profonda e filosofica della composizione, molto apprezzata."

Quartetto n.1 op.34 per quartetto di clarinetti

Luca Segalla, Musica n.187, giugno 2007:
"Presenta una scrittura densa, sia sul piano contrappuntistico sia su quello timbrico, con un primo movimento che è una sorta di studio e un secondo movimento tutto giocato sul registro grave."

Michele Gioiosa, Musica e Scuola, 15 maggio 2007:
"…è un lavoro contrappuntistico fitto e scritto alla maniera di un moto perpetuo"

Sergio Calligaris:
"Ho composto questo Quartetto desiderando che suonasse come un'orchestra per la compattezza del suono".

Sonata Fantasia per pianoforte solo, op.32

Roberto Prosseda, "www.hi-figuide.com", 2002:
"La complessa ricerca formale trova un felice connubio con una profonda vena lirica."

Luca Segalla, "Musica", settembre 2009:
"Decisamente fuori dalla portata dei piccoli pianisti, non solo per la sua complessità ma anche per un tipo di scrittura che richiede una discreta estensione delle mani, è invece la Sonata-Fantasia op.32, un vero e proprio pezzo da concerto di ampie dimensioni e di spiccato - anche se non trascendentale - virtuosismo."

Concerto per pianoforte e orchestra, op.29

Vladimir Ashkenazy, lettera personale al Compositore:
"…Ho potuto finalmente ascoltare il Suo Concerto per pianoforte… mi è piaciuto molto. Penso che abbia molta fantasia… molto in esso è assai bello e reale…"

Maria Tipo, lettera personale al Compositore:
"…Un lavoro di considerevole interesse ed una esecuzione brillante…"

Eugene Skovorodnikov, lettera personale al Compositore:
"…Ho provato un grande piacere nell'ascoltare la Sua interpretazione del Suo Concerto per pianoforte e orchestra, e desidero dirle quanto meravigliosa è questa musica.
È una composizione molto impressionante. Così potente e vigorosa. Ci sono molte grandi qualità in quest'opera: dramma di proporzioni apocalittiche, sarcasmo diabolico, profondo lirismo. Questo lavoro riflette la vita nella sua più completa totalità. Grazie infinite per aver donato al mondo questa musica."

Walter Tortoreto, "Il Centro":
"…Il pezzo forte della serata era la prima assoluta del Concerto op.29 di Sergio Calligaris per pianoforte e orchestra. Il Concerto, eseguito dallo stesso autore, ha ottenuto un caloroso successo per le sue qualità e per l'inappuntabile, trascinante interpretazione di Calligaris.
Costruita in un solo movimento, ma segmentata in otto sezioni, la composizione alterna solidi blocchi con oasi liriche affidate ad aeree, ferme sonorità strumentali. Il pianoforte gioca un ruolo decisivo con la sua poderosa presenza che esige dita d'acciaio e virtuosismo d'alta scuola.
Questo Concerto di Calligaris arricchisce non solo il denso catalogo del pianista-compositore, ma anche un repertorio oggi poco sfruttato dai musicisti."

Virgilio Celletti, "Avvenire":
"Rivive la figura del pianista-compositore. Pagine di grande vitalità e varietà, dove il fatto che il pianoforte sia un protagonista quasi assoluto non impedisce che la partitura si arricchisca di un tessuto orchestrale sontuoso, di un discorso collettivo complesso e comprenda sortite solistiche anche di altri strumenti. Allo stesso modo il virtuosismo atletico convive con il lirismo e la cantabilità con un contrappunto severo e fitto, in un sovrapporsi affascinante di atmosfere, di tempi e di colori."

Daniela Giordana, "Strumenti e Musica":
"Il Concerto per pianoforte e orchestra op.29 rivela chiaramente le caratteristiche dello stile compositivo del Maestro e cioè l'assidua ricerca dell'originalità e della bellezza della melodia, della cantabilità ed espressività intensa all'interno di una struttura formale rigorosa, ricca di energia ritmica, di cromatismi e di sviluppi contrappuntistici. Ed è proprio l'alternarsi e il contrapporsi di momenti elegiaci a episodi più incisivi e agitati a creare quel sapiente e accattivante "gioco" di colori e contrasti che, da sempre, ha fatto sì che le opere del Maestro conquistassero l'ammirazione del pubblico e della critica. È senza dubbio una composizione molto complessa e ardua che solo il pianismo molto brillante, cristallino e martellato di Calligaris con la sua padronanza tecnica e timbrica dello strumento, la chiarezza e precisione di fraseggio e la sensibilità musicale poteva affrontare impeccabilmente."

Umberto Masini, "Musica":
"…vi trionfa l'armonia di timbri pianistici e di ricchi impasti orchestrali…"

Michele Gioiosa, "Musica e Scuola":
"…Musica di gran effetto e di raffinata musicalità che si impone prepotentemente all'uditorio…"

"Piano Time" Roma:
"…lo stile di Calligaris è inconfondibile… nella sua esuberanza melodica e timbrica in grado di catalizzare l'attenzione dell'ascoltatore…"

Due Danze Concertanti op.22 per due pianoforti

Luca Segalla, "Musica", ottobre 2010:
"La spettacolarità emerge soprattutto nella prima delle Due danze concertanti op.22, un vero e proprio diluvio di note, di crescendi e di fortissimi annunciato già da un titolo, Guerriera, che non lascia spazio a dubbi. Più trasparenti e sottili sono le atmosfere della seconda danza, Ideale, costruita su un delicato tempo di pavana."

Sonata op.9 per violoncello e pianoforte

Stefano Ragni, Giornale dell'Umbria, 27 giugno 2007:
"Un Allegro appassionato con Pavana condensano una meditazione ciclicamente strutturata su un gesto strumentale di grande rilievo, con un finale di ampio e consolidato respiro."

Michele Gioiosa, Musica e Scuola, 15 maggio 2007:
"Quest'opera è appassionata e ricca per i due strumenti romantici per eccellenza e non a caso è dedicata a Robert Schumann."

Ave Maria, op.8 e op.8a

Maurizio Brunetti, "Il Domenicale", 7 giugno 2008:
"[...] A Calligaris, del resto, calza a pennello la descrizione tributata a suo tempo al compositore statunitense Robert Ward: a modernist unafraid of melody, un modernista non spaventato dalla melodia. E la sua Ave Maria op.8 [...] è un piccolo gioiello di ritrovata tensione mistica: il tema drammaticamente ascendente con cui esordisce il saluto angelico, veicola un'esperienza d'amore traboccante, un'ansia di superare gli argini del finito.
[...] una versione dell'Ave Maria per pianoforte solo, eseguita dallo stesso Calligaris. L'essenziale universo sonoro sembra che si riempia a poco a poco della luce di ogni singola nota."

Il Quaderno Pianistico di Renzo, op.7

Geniale composizione (Giuseppe La Licata, Roma, 7 luglio 1979), di un incanto spiccante (Sanchez Pedrotte, su A.B.C. di Siviglia, 8 febbraio 1979), preziosa opera pianistica (El Imparcial, Madrid, 4 febbraio 1979), di profondo interesse culturale e musicale (Walter Tortoreto, su Paese Sera, 19 marzo 1979).

Luigi Fait, "L'Osservatore romano" 7/4/1979:
"Queste di Calligaris sono… pagine eleganti e suggestive che, di battuta in battuta sfruttano l'intera gamma espressiva della tastiera. I titoli ci portano sì ai tempi passati (Tempo di valzer, Elegia…) quasi sull'onda di visioni schumanniane o ciaikowskiane, ma, grazie alle linee contrappuntistiche e agli accenti colmi di vitalità interiore dei vari brani, ci indicano esperienze attuali e significativamente umane… Qui non vediamo una nota in più del necessario: le armonie e i moduli d'accompagnamento corrono all'essenziale, mirano alla sintesi e si consegnano nelle mani dell'interprete spoglie di ogni sovrastruttura virtuosistica, pur nella dignità di "vocaboli" venuti alla luce grazie a dottrine e ad intuiti non certamente semplicistici."

Laura Padellaro, "Radiocorriere" 14/4/1979:
"Recentemente abbiamo avuto il modo di ascoltare una composizione di Sergio Calligaris… S'intitola "Il Quaderno di Renzo" ed è una raccolta di pezzi pianistici che di didattico hanno soltanto l'intenzione e l'utilità e che per il resto sono pagine di elegante scrittura, saldamente strutturata e, come ha detto il pianista V. Ashkenazy "molto sincere, ricche di comunicativa e di vitalità artistica"."

"L'Unità" 21/6/1980:
"È un musicista prepotente… Il successo di questo Quaderno sta nella compiutezza di messaggi aforistici, prescindenti da aspetti tecnici. Indifferentemente l'autore può servirsi della più angelica scrittura a due voci, come della più diabolica irruenza virtuosistica. Nel primo rientrano l'Andantino, … il Tempo di Valzer bartokianamente stralunato, l'Andantino malinconico che allude a Mussorgski, la Barcarole,… il Carillon… e l'Acquario indugiante in una fissità di arpeggi variati all'interno da guizzi cromatici. Da "Ritmato e ostinato" il "Quaderno" ha un'altra fisionomia che non registra però fratture nei riguardi dei brani precedenti: tutto è in linea con quell'assunto esclusivamente musicale che prescinde dal grado di difficoltà tecnica."

Carla Di Lena, "Il Giornale della Musica", settembre 2009:
«Scritto per introdurre al pianoforte il mio grande amico Renzo Arzeni, il Quaderno è stata una delle mie prime creazioni e quella con cui ho dato il via alla mia attività di compositore: in ogni mio lavoro successivo ho voluto fare una citazione da questo pezzo che per me ha un grande valore simbolico.»

Luca Segalla, "Musica", settembre 2009:
"Una maggiore sostanza musicale è presente nel Quaderno pianistico di Renzo, che dopo qualche paginetta semplice e godibilisima (tra cui un delicato valzer) offre delle miniature salottiere dalle armonie interessanti, ora inclini all'Impressionismo ora a una linearità ruvida alla Casella."

Tema e variazioni op.5a per clarinetto, violoncello e pianoforte

Michele Gioiosa, Musica e Scuola, 15 maggio 2007:
"contiene momenti diversi dell'attività creativa di Calligaris, partendo dal 1957, data in cui viene scritto il Tema per arrivare ai giorni nostri. Opera molto espressiva e drammatica."

Marco Andreetti, "Corriere della Sera":
"…Pezzo forte della serata (Brahms e Bruch) è stato il drammatico "Tema e Variazioni op.5a" (per clarinetto, violoncello e pianoforte) di Sergio Calligaris… variazioni liriche ed ondeggianti…"

Altre composizioni di Sergio Calligaris

"Il Messaggero":
"…equilibrio tra complessità armonica e felicità dell'invenzione melodica… (Quartetto per Archi no.2 op.35)"

Alessandro Zignani, "Musica", n.128 - luglio/agosto 2001:
"[...]un brano di Sergio Calligaris (Preludio, Corale e Finale op.33) dove il lirismo si esalta nel suo cercare la luce, come un Fidelio prigioniero, attraverso le ritorte della polifonia - qui evocata come fantasma della tradizione."

Sarah Freiberg, "Strings", gennaio/febbraio 1998:
"La Suite di Calligaris (per violoncello solo, Op.28) non si avventura mai troppo in alto nella tastiera dello strumento, ma usa molti movimenti cromatici e incroci d'archetto. Benché il brano sia semplice, non è certamente facile."

"La Nazione" 3/2/1981:
"Il titolo (Scene coreografiche, op.12) alludeva con trasparenza, alla struttura del brano che si dipanava a mo' di suite in un succedersi di momenti musicali tematicamente indipendenti… Il brano è interessante per le distanze che prende da certe avanguardie ormai inesorabilmente datate, e per l'intensa partecipazione con cui sono rivisitati alcuni lemmi tipici del più tardo romanticismo e certo violento meccanicismo di stampo bartokiano."

Luca Segalla, "Musica", settembre 2009:
"I pezzettini dell'opera 11 presentano un livello di difficoltà pari ai primi pezzi dello Czerny per principianti, con il pregio di essere eleganti e molto musicali. Sono quanto mai adatti a un uso didattico, anche perché il linguaggio di Calligaris, pur non essendo tonale in senso stretto, si basa ancora sulle triadi e la conseguenza è una cantabilità piuttosto marcata, lontana - tanto per fare un esempio - dall'asprezza del Mikrokosmos di Bartók."

 

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A cura di Renzo Trabucco: Pagina aggiornata al 06/02/2011
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