Nicolas Slonimsky, "The Baker's Biographical Dictionary of Musicians":
"Il suo suonare si distingue per lo slancio romantico e per la tecnica virtuosistica.
Come compositore, egli utilizza con grande efficacia reminescenze dello stile romantico e
post-romantico con un linguaggio assolutamente contemporaneo..." [Edition - G.
Schirmer, New York, 1991]
Paolo Cairoli, "Il Giornale della Musica", luglio-agosto 2011:
«[...]riesce a mettere la sua conoscenza della tecnica dello strumento al servizio di un
personale gusto artistico, vincolando strettamente questi due poli distinti.
[...]la sostanza più propria del linguaggio del compositore, sempre oscillante fra il
dionisiaco e l'apollineo.
[...]la ricerca armonica, sempre piuttosto raffinata, condotta rigorosamente all'interno
di un linguaggio tonale e sviluppata grazie alla conoscenza approfondita della tecnica
pianistica.
[...]lunga consuetudine esecutiva, che rende Calligaris uno di quei compositori che
scrivono sempre "a favore" dello strumento, e mai contro.»
Richard A. Kaplan, "Fanfare", 18 Ottobre 2010:
"Descriverei la musica come liberamente atonale, malgrado ci siano certamente
frequenti tracce di tonalità entro un contesto fondamentalmente dissonante."
"Calligaris ha indubbiamente qualcosa da dire."
Luca Segalla, "Musica", ottobre 2010:
"Un virtuosismo brillante ma non trascendentale, perché l'istinto comunicativo porta
Calligaris a sfuttare ogni risorsa della tastiera per sedurre l'ascoltatore, senza mettere
mai veramente in croce gli esecutori. Ai quali si richiede, comunque, un'ottima
tecnica."
Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 dicembre 2009:
"[...]la sua musica, dopo il Poema op.49, è diventata più rarefatta, densa di
spiritualità e di difficile esecuzione, dato il contrappunto serrato che pervade in ogni
angolo della composizione."
Luca Segalla, "Musica", ottobre 2009:
"Va comunque rilevato che anche nelle composizioni più brillanti Calligaris resta
fedele al principio della cantabilità. Questa è un elemento imprescindibile del suo
stile."
The Cristofori Foundation: Martin Berkofsky intervista la pianista Alessandra
Pompili, 28 settembre 2009:
"[...]Sono stata studentessa di Sergio Calligaris al Conservatorio Casella de
L'Aquila: è stato colui che mi ha insegnato a pensare e ponderare ogni singola nota dello
spartito e darle un significato. All'inizio trovavo questo approccio molto traumatico:
quando finivo di esercitarmi la mia testa era sul punto di scoppiare. Con il tempo,
tuttavia, mi sono abituata e questa abitudine a concentrarmi è diventata una seconda
natura.
[...]Con la sua consueta generosità, mi dà ancora suggerimenti e consigli ogni volta che
allestisco un nuovo programma.
[...]MB: 'Lei esegue lavori di Sergio Calligaris, un affascinante compositore che tutti
noi dovremmo conoscere meglio. Potrebbe dirci qualcosa su di lui?'
AP: Calligaris è stato mio insegnante al Conservatorio ed è colui con cui non ho mai
interrotto il contatto. Come dicevo prima, facciamo ancora in modo di incontrarci durante
l'anno per conversare e fare musica. A L'Aquila insegnava pianoforte, ma la personalità
del compositore non è mai stata oscurata da quella dell'esecutore. Così ricordo di aver
assistito alla composizione e alle prove del Concerto per pianoforte op.29: Calligaris
eseguiva frammenti del lavoro negli intervalli tra le lezioni. Conoscevo il concerto già
a memoria quando arrivò il momento del suo debutto. Adesso che sono io un'interprete
della sua musica provo gratitudine per tutto il suo lavoro e l'insegnamento degli anni
passati.
Calligaris è un compositore estremamente meticoloso e questo si riflette nella sua
musica. Nulla è improvvisato né lasciato al caso: benché la sua ispirazione sia
spontanea, viene canalizzata attraverso una tecnica compositiva molto rigorosa e
complessa. Qualsiasi lavoro lei prenda dal suo catalogo, troverà che l'attenzione alla
forma è sempre presente (e non potrebbe essere diversamente, giacché apprese la
composizione da un allievo di Paul Hindemith).
Trovo che una delle caratteristiche più affascinanti della sua musica sia il perfetto
equilibrio tra spontaneità e libertà dell'ispirazione e logica e rigore della forma.
Entrambi gli aspetti si mescolano e fondono senza forzature e il risultato finale è
assolutamente avvincente.
Contrariamente a quanto sovente accade con la musica contemporanea, si constata che i suoi
lavori sono accolti con entusiasmo. Malgrado la sua musica sia atonale, spesso dà
l'impressione di orbitare attorno a una sorta di centro gravitazionale e questo, ritengo,
è un'altro elemento chiave molto apprezzato."
Carla Di Lena, "Il Giornale della Musica", settembre 2009:
«Avendo studiato con un assistente di Paul Hindemith utilizzo un linguaggio politonale
con una preferenza per le armonie di quarte [...]. Il loro uso sotto varie forme può
ricordare anche Skrjabin. Non posso negare che, quasi inconsciamente, la frequentazione
del repertorio pianistico riaffiora nella mia musica, è un bagaglio da cui non si può
prescindere.»
[...] Il senso della forma mi è connaturale, così come credo nei grandi temi. Che non
vuol dire temi facili, piuttosto temi che hanno la qualità di essere ricordati. Questo
sempre tenendo presente che nella mia musica ogni battuta ha uno scopo contrappuntistico.
[...] Amo molto il balletto classico, anche per appartenenza a quel mondo della parte
materna della mia famiglia.»
Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 novembre 2007:
"[...] Da molto tempo, ormai, Calligaris ama trascorrere le vacanze estive immerso
nella solennità delle montagne e nella bellezza della natura, unite alla preghiera. Qui
nascono i temi che poi saranno sviluppati e prenderanno forma nelle composizioni."
Luca Segalla, "Musica", giugno 2007:
"Una costante si può facilmente individuare nella produzione di Sergio Calligaris
[...] ed è un'eloquenza immediata e di sicura presa sull'ascoltatore. Immediatezza non
equivale a semplicità, perché i mezzi compositivi utilizzati dal compositore
italo-argentino possono essere anche molto complessi, quanto ad una forte tensione
comunicativa. La musica, prima ancora che da una riflessione sulla forma, nasce dalla
necessità di farsi comprendere dall'ascoltatore.[...] presenta una scrittura densa, sia
sul piano contrappuntistico sia su quello timbrico[...].
Stefano Ragni, Giornale dell'Umbria, 27 giugno 2007:
"Uno dei più interessanti musicisti che intrattengono con la composizione un
rapporto più che tradizionale. Dotato di una estrema fantasia e di una consolidata
capacità di organizzazione creativa, il compositore di origine argentina scrive ancora
per un pentagramma densamente tonale allacciandosi a un filo che lo lega, senza fratture
traumatiche, al primo Novecento. Musica fiduciosa nella comunicazione, messaggio
propositivo sotto il segno di un fare suono che trasmette ancora emozioni e invita a
particolari meditazioni."
Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 maggio 2007:
"Il pianoforte è sempre una parte attiva e lo strumento con cui colloquia si
inserisce in un contrappunto rigoroso e straordinariamente espressivo."
Angelo Foletto, "Suonare news", marzo 2007:
"[...] un compositore-pianista che alla scrittura s'è dedicato con continuità
mantenendosi fedele a un'ispirazione priva di contorcimenti lessicali. Un autore che si
può apprezzare al primo ascolto, abile nell'alternare umori espressivi e felice al
momento di miscelare [...] competenza tecnica e libera immaginazione, sotto il segno di un
eclettismo schietto."
Fiorella Sassanelli, la Repubblica, 14 marzo 2007:
"Rigore e passione, i due sostantivi [...] racchiudono l'orizzonte artistico del
compositore italo-argentino Sergio Calligaris[...]. Alla sua musica, fatta di primordiale
passione alternata a un artigianale rigore dove c'è spazio anche per l'elegia e il
canto[...]. Tutte le composizioni [...] richiedono un impegno tecnico ed espressivo
profondo per valorizzare il sofisticato gusto dell'armonia di Calligaris."
Antonio Tinelli, "Fax", 27 gennaio 2007:
"una musica ricca di suggestioni, atmosfera ed emozioni."
Antonio Galanti, Suonare News, dicembre 2006:
"Sergio Calligaris, pianista e compositore argentino, naturalizzato italiano, è uno
degli autori contemporanei più apprezzati."
Michele Gioiosa, Musica e Scuola, 15 dicembre 2006:
"[...]momenti di alta poesia dopo, caratteristica dello stile di Calligaris, momenti
drammatici e appassionati."
Dismamusica Magazine, 30 settembre 2006:
"La figura di Sergio Calligaris è apprezzata in tutto il mondo in virtù delle sue
grandi doti di pianista, didatta e compositore."
Michele Gioiosa, "Musica e Scuola", 15 dicembre 2005:
"Non succede spesso che interpreti amino la musica di un compositore contemporaneo e
che la suonino in tutto il mondo; succede spesso, invece, con la musica di Sergio
Calligaris. Centinaia di musicisti suonano la sua musica e migliaia sono le esecuzioni
della sua musica, proprio perché lo stile di Calligaris è immediato, appassionato,
virtuosistico e malinconico, caratteristiche che sia gli interpreti che il pubblico
recepiscono nel modo più naturale e semplice possibile."
Roberto Piana, "NonSoloPiano", 2002:
"La poetica di un compositore viene indagata, codificata ed esplicata dagli studiosi.
Raramente, lo stile, le motivazioni, vengono così chiaramente espresse dal compositore
stesso come avviene con Sergio Calligaris. L'entusiasmo del suo tono, la chiarezza delle
sue idee sono splendide e precise anticipazioni di quanto è poi riscontrabile nelle sue
composizioni.
C'è qualcosa nelle sue musiche di assolutamente fortunato e vincente, un elemento
fondamentale di cui Calligaris tiene conto: la comunicazione. Calligaris esprime e
l'ascoltatore capisce. Fatto, al giorno d'oggi, nel mondo dell'arte, veramente singolare e
straordinario. Quindi non sorprende se Calligaris a dispetto di suoi anche illustri
colleghi è musicista particolarmente amato dal pubblico e frequentemente eseguito.
Se si volesse definire con un solo termine lo stile di Calligaris, credo si potrebbe
correre il rischio di cedere ad un grande equivoco che sarebbe bene chiarire: Calligaris
non è un neoromantico e credo non ami neppure lui esser definito tale. Calligaris è
Calligaris e per gli amanti delle etichette si potrebbe meglio definire neoclassico.
Ciò che invece subito sorprende e rassicura è l'unità, la coerenza stilistica dalle
prime opere fino alla recente Sonata per clarinetto e pianoforte op. 38 dedicata a
Vladimir e Dimitri Ashkenazy. Uno stile che si arricchisce di nuovi elementi ma che mai
perde le sue radici e sa configurarsi costantemente riconoscibile.
In Calligaris è subito visibile una particolare sensibilità armonica che lascia grande
spazio ad invenzioni politonali. La tonalità, intesa quale valore imprescindibile, non
viene mai disattesa ma neppure impedisce audaci digressioni e libertà espressiva.
L'accordo tonale in Calligaris non perde la sua valenza distensiva ma non viene mai
utilizzato senza uno specifico fine espressivo. Si può facilmente affermare che
l'accordo, o meglio l'armonia, in Calligaris diventa colore. E non dispiacerebbe definire
Calligaris musicista dei colori. Ma dietro una apparente libertà anarchica esiste in
realtà un forte rigore. Una severità e una chiarezza della forma che fa di Calligaris un
musicista neoclassico.[...]
Nell'attuale panorama musicale, Calligaris si impone quale artista di rilevante spessore e
interesse e uomo di ricchezza espressiva e chiara onestà intellettuale."
Roberto Prosseda, "www.hi-figuide.com", 2002:
"[...]figura di singolare interesse nell'ambito della musica d'oggi. Il suo
itinerario artistico si è infatti sviluppato in maniera tutt'altro che convenzionale.
[...]grazie alla sua vasta esperienza esecutiva ha saputo individuare una scrittura
pianistica sempre molto efficace e di grande fascino espressivo.
[...]Calligaris utilizza sempre un linguaggio fortemente comunicativo. Egli sfrutta al
meglio le risorse dinamiche e coloristiche dello strumento, riallacciandosi alla
tradizione pianistica che fa capo a Rachmaninoff e Prokofiev, di cui sviluppa
ulteriormente l'efficacia della scrittura e la varietà timbrica.
La poetica di Calligaris fa leva su forti contrasti espressivi e si avvale di atmosfere
dilatate e incantate, spesso alternate a momenti di profonda passionalità. È un
compositore fondamentalmente romantico, nel senso che la sua musica mai rinuncia alla
spontaneità della comunicazione emotiva, risultando pertanto molto naturale e diretta.
Ciò non esclude peraltro un attento studio formale e contrappuntistico, che testimonia la
sua severa formazione.
[...]uno dei compositori più sinceri dell'attuale panorama musicale: al di fuori di mode
e artifici, Calligaris ci sa ancora restituire emozioni autentiche."
Enzo Restagno, "Stampa Sera":
"
qui abbiamo a che fare con un musicista di classe
musica dalla tessitura
densa, sorretta da una notevole invenzione melodica e da una energia ritmica fuori dal
comune
"
Luis Carlos Badía, direttore d'orchestra:
"E' stato qualcosa di veramente importante poter conoscere Sergio Calligaris, una
personalità, un artista ai più alti livelli mondiali, tanto che le sue opere sono
eseguite da artisti indiscussi come per esempio Vladimir Ashkenazy."
Elide Bergamaschi, "la Voce di Mantova":
"Che cosa chiede ai suoi interpreti, quando si accostano ad una sua
composizione?"
La risposta è in nuce tutta l'essenza di Calligaris, la sua anima latina, il suo
incondizionato sì alla vita e alla musica:
- Chiedo che si divertano, che si sentano addosso tutta la libertà con cui io ho scritto
queste pagine. Chiedo che le amino profondamente e che trasmettano quest'emozione anche a
chi li ascolta. Nessun'altra consegna.
Enrico Cavallotti, "Il Tempo":
"Non di frequente il panorama della musica contemporanea offre il profilo di un
musicista, così "classicamente" elegante, composto ed insieme commosso, come
quello di Sergio Calligaris.
Le sue opere vivono i nostri giorni, il tempo delle grandi crisi poetiche ed estetiche,
dei dubbi intorno alle identità linguistiche; la sua musica - è vero - non rifugge
dall'urgenza del conflitto, della scissione fra le riminescenze, i residui ideali di
un'armonia perduta ed una prassi compositiva disincantata, tagliente, talvolta ostile. Ma
pure il mondo espressivo di Calligaris trova una sorta di sintesi pacificante tra
l'asperità del presente e l'utopia del passato.
La tradizione romantica e tardoromantica sembra ancora parlare nelle sue pagine con
l'immediatezza, la vitalità, l'attonito piacere del 'nuovo'; mentre la realtà magra e
difficile del presente rinviene, in quel lascito affettuosissimo, un motivo di conforto,
un elemento decisivo per non disperare.
Da qui la superiore serenità della espressione di Calligaris, nutrita di cultura storica
- indispensabile come una madre - ed aperta alla meditazione, all'accettazione sempre
critica del presente. Il musicista non nasconde le vibrazioni del sentimento, il largo
respiro del pathos, ma organizza questi in architetture assai razionali dove la sapienza e
la perizia della costruzione sono pari al palpito dell'entusiasmo.
In questo senso Sergio Calligaris tiene in sé un po' di Brahms e un po' di Berg."
Virgilio Celletti, "Suono":
"Il pianista Sergio Calligaris potrebbe definirsi in qualche modo un personaggio del
passato che vive nel nostro tempo. La figura dell'autore-interprete, Paganini permettendo,
è legata a quel piccolo palcoscenico che è il pianoforte, tribuna insostenibile di idee
e di pratica, di pensiero e azione musicali. Ma soprattutto, è una figura, quella del
pianista-compositore che appartiene, appunto, a un passato più o meno remoto. L'ultimo a
conquistare il pubblico in questa veste, epigono di Liszt o di Chopin, è stato Sergej
Rachmaninoff nei primi decenni del secolo.
Oggi le cose vanno diversamente. Giunti allo spartiacque si opta per l'una o per l'altra
"carrieras".
Calligaris consente di assaporare un mondo che sembra inconciliabile con il nostro,
offrendo almeno due spunti di validità incontrovertibile: dare spazio a una creatività
che convive con il gusto di interpretare, e scrivere nel contempo una musica che strizza
l'occhio al passato senza rinunciare ai sapori di novità, di evoluzione anche tecnica, di
grande originalità espressiva.
Il CD che presentiamo (Sergio Calligaris Compositore ed Interprete - Ares) è un panorama
di tutto questo, e cela anche un pizzico di provocazione se si considera che "gli
altri", cioè gli autori che in esso Calligaris esegue prima ancora di proporre la
propria musica, sono guarda caso Chopin e Rachmaninoff. E sarebbe da interpretare come un
bagno di umiltà se non fosse che il livello delle esecuzioni avvince invece per l'estrema
concentrazione, la precisione del fraseggio.
Calligaris compositore richiederebbe un discorso molto lungo, intanto per la consistenza
quantitativa della sua produzione, ma anche per l'interesse che essa suscita per la
ricchezza dei contenuti e per i generi che abbraccia (il pianistico, il sinfonico, il
sacro, il cameristico, la musica per balletto). Un quadro sintetico ma significativo
quello che offre la seconda parte di questo CD: un panorama fatto di sostanziosi e
accattivanti episodi dove si aprono sempre spazi cangianti per la melodia o la veemenza,
per la sfumatura o il taglio netto, per la reminiscenza o il nuovo assoluto. Per la musica
insomma. E la fantasia dell'autore si rivela nel comporre come nello scegliere gli
organici, con accostamenti che si rivelano sempre forieri di idee e di stimoli.
Il pianista-compositore del passato riaffiora anche nel modo di far convivere poesia e
didattica o nel gusto della trascrizione, in cui Calligaris fa rivivere lo spirito degli
autori rivisitati con i crismi della propria poetica."
Michelangelo Zurletti, "La Repubblica":
"Un autore lavora per lo più con materiali propri: è il minimo di coerenza che gli
si possa chiedere.
Sergio Calligaris ha dichiarato i suoi fini dal primo pezzo della sua produzione, "Il
Quaderno Pianistico di Renzo" (è l'op.7, ma per molti aspetti la si può considerare
opera prima): l'intervallo di quarta, il cromatismo, l'ostinato ritmico. Gli elementi
preferiti devono essere ospitati in disegni di severo contrappunto, sotteso a linee
melodiche molto slanciate e cantanti. Nel settore prediletto della produzione pianistica,
poi - ed è normale, essendo Calligaris, prima che compositore, pianista - c'è una
predilezione in più: le ottave spezzate, preferibilmente inserite in percorsi molto
agitati.
Le due anime dell'autore: quella elegiaca e quella ditirambica si guardano a distanza, non
si incontrano mai, pur nutrendosi entrambe alla stessa sostanza. Da una parte il pudore,
l'andamento tranquillo, trasognato dei "Tre Madrigali", dall'altra il selvaggio
percuotere di timpani che avvia la ferocia del "Requiem". Sono escluse le strade
intermedie. Il "Quaderno" è indicativo, nell'opposizione netta dei due livelli:
due pagine ditirambiche contro otto elegiache. Non uno dei dieci numeri mescola le due
anime dell'autore.
Una sola caratteristica, in dieci anni di attività compositiva, Calligaris non può
citare tra quelle cui si deve la sua coerenza: l'essere inattuale.
I temi precisi, nitidi, cantanti, potevano farlo apparire tale dieci anni fa. Oggi i
ricorsi della storia lo allineano semplicemente tra i tanti che recuperano qualche fetta
del passato: ma gli consentono un singolare diritto di primogenitura. Non è soltanto il
gusto per il canto, o l'affezione alla tonalità, è l'attingere sentimenti chiari, la
costanza nel non indietreggiare di fronte alla comunicazione priva di complessità e anzi,
di incoraggiarla.
La complessità di certe pagine è solo apparente: una volta individuato il modulo che,
ripetendosi in lunghe progressioni, determina l'ostinato e col suo peso fonico ed il suo
scatenamento di note spezzate determina il furore tecnico, appare evidente la struttura
chiara, semplice, perfino severa della musica. E alla fine proprio quella severità di
fondo è l'elemento che risolve la dialettica dei due gesti estremi: l'elegia e il
ditirambo come le due uniche possibili epifanie di materiali scelti e indagati a
vita."