Ora ci si potrebbe domandare quale sia il motivo per cui questa
pagina venga introdotta, diversamente dalle altre, non da una fotografia con un Sergio
Calligaris in atteggiamento meditativo oppure interpretativo, bensì da una che lo ritrae
in veste piuttosto "informale", insieme al curatore di queste pagine web.
Ebbene, non soltanto perché ne rivela al meglio la sua reale simpatia esuberante e
coinvolgente, ma anche perché questa pagina è interamente dedicata a uno dei lavori più
rappresentativi del Maestro, il Concerto per pianoforte e orchestra op.29, una delle vette
più elevate dell'intero repertorio concertistico storico. Dal momento che è scritto per
se stesso in veste di interprete, è quindi perfettamente calibrato sulle sue non comuni
doti di pianista. Ho scelto di includermi in segno di gratitudine a questa composizione,
per merito della quale l'amicizia col Maestro ha avuto inizio secondo il racconto che ne
farò brevemente in fine di pagina. Tuttavia preferisco dare la precedenza alle recensioni
della partitura (Carisch 22297) e del cd (Agorà AG 042.1), da parte di esponenti ben più
autorevoli per inquadrare la composizione secondo quanto in loro evocato dallo studio
della partitura, dalla visione stessa e dall'ascolto dell'interpretazione.
°Quodlibet (lett. "ciò che piace"), composizione
musicale in cui si mescolano melodie dai caratteri dissimili, oltre ad essere una tecnica
cara al Maestro è anche, a mio avviso, una metafora significativa per descrivere la
nostra amicizia.
Recensioni del Concerto op.29
MUSICA E
SCUOLA, Anno IX - N.3 Febbraio 1995 (pag.42):
(Gioiosa Editrice - Sannicandro Garganico, FG)
Corsi e concorsi: Recensione della partitura,
di Michele Gioiosa
Il Concerto per pianoforte e orchestra op.29 di Sergio Calligaris è un'opera
mastodontica che ha visto nelle prime due esecuzioni lo stesso autore al pianoforte e
interamente registrate e trasmesse dalla Rai. La prima esecuzione è stata effettuata
presso l'Auditorium di Via della Conciliazione a Roma il 23-2-1994 dove la Radio Vaticana
ha registrato il concerto che verrà riprodotto in un compact disc; ottima la prestazione
dell'Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione Albanese con il musicalissimo Massimo De
Bernart. A Napoli il Concerto venne eseguito il 26 febbraio successivo con la stessa
orchestra ma diretta da Vittorio Parisi.
Il Concerto per pianoforte e orchestra op.29 prevede, oltre al pianoforte che ha
una parte obbligata con una scrittura densa e trascendentale, una grande orchestra con
organico così formato: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti in si b, 2
fagotti, 4 corni in fa, 3 trombe in do, 3 tromboni, tuba, 4 timpani, xilofono,
glockenspiel, gran cassa, violini I, violini II, viole, violoncelli, contrabbassi. Il
Concerto è così strutturato: 1 - Moderato e Maestoso assai; 2 - Scherzo e Doppio
Trio; 3 - Allegro ostinato; 4 - Adagio e Gavotte; 5 - Allegro ostinato; 6 - Agitato con
fuoco; 7 - Tempo I; 8 - Cadenza; 9 - Coda. Chi conosce la scrittura di Calligaris
ritrova la vena felice di un compositore che prima di tutto è un pianista in carriera e
che quindi scrive musica per essere eseguita e per il pubblico. Il Concerto si apre
con un bellissimo tema affidato all'orchestra con il pianoforte che accompagna con grandi
arpeggi che ricorda il secondo Concerto di Rachmaninov. Eccezionale il tema dello Scherzo
affidato al pianoforte mentre i violini eseguono il tema per aumentazione e i violoncelli
per aumentazione e inversione; bellissimi i temi melanconici dei Trii che si
contrappongono al carattere brioso dello Scherzo che vede, al ritornello,
l'intervento del glockenspiel. L'elemento percussivo e virtuosistico è sempre ben
presente in tutta l'opera non mancando mai i temi che riportano alla malinconia e alla
dolcezza; anche la rivisitazione della Gavotte fa parte dei momenti più cari di
Calligaris compositore. Dopo l'Agitato con fuoco ritorna il tema iniziale che
sfocia in una virtuosissima Cadenza; si riascoltano brevemente i vari temi
trascorsi. Una vorticosa Coda finale parte in piano con pianoforte,
violoncelli e contrabbassi e via via si arricchisce di tutti gli altri strumenti giungendo
ad una strepitosa ed intensissima conclusione.
Michele Gioiosa
PIANOTIME,
Anno XIII - N.135 Marzo 1995 (pag.72)
(Ediscreen
lic.Publitarget - Roma)
Vetrina contemporanea: Recensione della partitura,
di Carla Di Lena
Milano, Nuova Carisch, pp.103, n.22297, s.i.p.
Difficoltà: superiore - Durata: 40'
Lo stile di Sergio Calligaris è inconfondibile e nasce da alcune consapevolezze ben
chiare: l'adozione di un linguaggio neoclassico (e non neoromantico, l'autore tiene a
sottolineare) che, conservando il senso di tensione e distensione del discorso armonico
mantiene l'illusione della tonalità ma non ne rispetta le tradizionali concatenazioni
armoniche; l'intento di instaurare con il pubblico un rapporto di comunicativa immediata,
a costo di apparire "fuori moda". E ora che molte mode culturali sono passate e
che si guarda senza preclusione ad una pluralità di linguaggi, si possono maggiormente
apprezzare quelle espressioni contemporanee in cui, fatta salva l'intrinseca qualità
musicale, si rivolge un'attenzione particolare al naturale destinatario, il pubblico.
Calligaris, pianista concertista oltre che compositore, conosce bene il pubblico e conosce
bene il suo strumento. Sa che l'empasse iniziale è determinante per creare l'interesse di
chi ascolta, sa che una giusta alternanza di diverse situazioni espressive giova
all'equilibrio della composizione e sa anche come trattare il pianoforte. Con questa sua
ultima composizione Calligaris rinnova la tradizione del concerto per pianoforte ed
orchestra inteso anche come grande evento spettacolare: orchestra con organico rinforzato
negli ottoni e nelle percussioni e il pianoforte in piena forma virtuosistica, diviso tra
una natura percussiva ed una contrastante vocazione lirica. Articolato in quattro ampi
movimenti il Concerto è l'equivalente sonoro di un affresco a forti tinte: temi espliciti
e riconoscibilissimi appaiono condensati nel primo movimento per riapparire elaborati e
sviluppati nei tempi successivi e il loro ciclico ritorno rinnova nell'ascoltatore una
sorta di memoria prospettica. L'elaborazione formale, nella coerenza pur rigorosa, non
impedisce al Concerto di apparire ad un primo ascolto, nella sua esuberanza melodica e
timbrica, quasi una sorta di spontanea improvvisazione rapsodica in grado di catalizzare
l'attenzione dell'ascoltatore per quaranta minuti. Eseguito nel maggio '94 in prima
assoluta dall'autore sotto la direzione di Massimo De Bernart, il Concerto, registrato
dalla RAI (nella versione diretta da Vittorio Parisi) e dalla Radio Vaticana e offerto
all'UER è stato trasmesso oltre che in Italia in 20 paesi europei sfidando le
perplessità di coloro che negano alla musica contemporanea una diffusione e un'audience
di vaste proporzioni.
Carla Di Lena
MUSICA,
Anno XX - N.98 Giugno-Luglio 1996 (pag.44)
(Edizioni Diapason - Milano)
Un concerto che guarda al passato: Recensione del CD,
di Umberto Masini
Valutazione: ****
C'è un disco di Sergio Calligaris, che forse più di ogni altro spiega le
ragioni del suo far musica e ci aiuta ad addentrarci nel segreto della sua officina di
compositore. È un CD quasi introvabile, pubblicato a Roma dalla Libreria Editrice
Vaticana, nel quale il musicista di origine argentina appare in veste di compositore e di
pianista.
Vi sono vari pezzi di Chopin, pagine dello stesso Sergio Calligaris e poi un eccezionale Preludio
in Do diesis minore di Rachmaninov, che da solo vale la spesa e la fatica di
rintracciare questo raro reperto discografico. Calligaris al pianoforte esprime tutto il
senso della sua ricerca nell'analisi attenta dell'armonia, traendo da ogni nota, da ogni
accordo, tutto il senso della musica e del suo mistero, grazie anche a una tecnica molto
personale e a uno "scavo" sul tasto di rara intensità. Sarebbe bello se Agorà,
oppure la Carisch che gestisce l'edizione e la distribuzione delle partiture di
Calligaris, si dessero da fare per consentire a quelle rare registrazioni la diffusione
che meritano. E ciò rappresenterebbe per molti appassionati l'occasione per scoprire un
compositore non notissimo e per conoscere uno stile esecutivo al pianoforte di raro
fascino.*)
Ma non dobbiamo neppure lamentarci troppo sui vuoti della discografia corrente, perché è
appena uscito un nuovo disco Agorà nel quale Calligaris suona, in "prima"
mondiale, il suo Concerto per pianoforte op. 29.
Composto all'inizio di questi nostri anni Novanta il Concerto rivela forti
ascendenze romantiche e classicistiche.
Vi trionfa l'armonia di familiari timbri pianistici e di ricchi impasti orchestrali che
fanno subito pensare a Prokofiev, a Hindemith, a Dallapiccola.
Ma il linguaggio di Calligaris è personale e va ben oltre questi riferimenti storici e
stilistici, legato com'è a un sottile gioco di echi e di simmetrie foniche e a soluzioni
tematiche che guardano alla storia degli ultimi romantici, come Brahms, che visse e
interpretò con consapevolezza la fine di un'epoca, e come Rachmaninov, che si ritagliò,
fuori dal tempo, uno spazio tutto "romantico" in un periodo storico ormai
decisamente proiettato verso il Modernismo.
Quella di Calligaris è una musica che si ricollega a questo passato e che probabilmente
non mancherà di alimentare discussioni e forse anche polemiche.
Ma il disco è bello e sarà di piacevole compagnia anche per i più radicali cultori
dell'avanguardia.
Qualche parola di positivo commento deve essere spesa anche per la Sonata-Fantasia op.
32, composta nel 1994, e anch'essa eseguita dall'Autore.
È una raccolta di sequenze, una sorta di diario musicale ricco di notazioni e di spunti
virtuosistici, che si riallacciano - in un linguaggio molto vicino a quello di
Shostakovich e di Prokofiev - ai severi contrappunti del Quaderno pianistico di Renzo:
una pagina fondamentale nel catalogo delle opere di Calligaris e che abbiamo ascoltato con
emozione, sempre in quel raro disco di cui si diceva all'inizio, e che dovrebbe essere
davvero meglio diffuso.
Di più non si può dire per presentare la musica di questo compositore che, come tutte le
musiche di questo mondo, va giudicata più dall'ascoltatore che dal critico.
Una speciale menzione per l'eccellente dinamica e per la qualità tecnica delle
registrazioni firmate dal tecnico del suono Carlo Tedeschi, fondatore dell'etichetta
milanese Iktius.
Umberto Masini
*) Le interpretazioni del Maestro Calligaris cui
il recensore fa riferimento sono ascoltabili integralmente nella pagina Pianismo
di questo sito.
Il panorama del concerto per pianoforte e orchestra è veramente sconfinato,
trattandosi di un genere frequentatissimo con un repertorio che giunge fino agli inizi del
secolo quale banco di prova di tutti i compositori che, a partire dall'età classica,
volessero mettere in luce le doti pianistiche proprie o di virtuosi dedicatari della loro
opera.
Tutt'oggi questo genere è sorprendentemente popolato da nuove composizioni, a
testimonianza del fatto che, malgrado il dissolvimento delle forme tradizionali nel
rivoluzionamento operato dai compositori dell'ultimo secolo appena conclusosi, resta un
genere in grado di offrire allettanti occasioni per poter esprimere la propria creatività
nel confronto dialettico tra uno strumento solista per eccellenza e una compagine
orchestrale di volta in volta particolarmente strutturata.
Gli anni dal secondo dopoguerra hanno visto la produzione di un cospicuo numero di
concerti per pianoforte, tra i quali - limitandomi ai soli di mia conoscenza e in ordine
vagamente cronologico - citerei a vario titolo i lavori di Howard Hanson (1948), Bruno
Bettinelli (dal 1953), Lars Erik Larsson (1957), Nino Rota (dopo il 1960), Andrzej
Panufnik (1962, rev.1982), Sofia Gubaidulina (1978), György Ligeti (1985-'88), il
giovanissimo Lowell Liebermann (anni '80) e Michael Nyman (1993), riservando per ultimi il
Terzo Concerto di Zdenek Lukás (1993) e, al di sopra di qualsiasi altro,
l'incommensurabile Concerto di Miklós Rózsa (1966).
Ebbene, in un panorama tanto ricco e composito di lavori, molti dei quali,
sfortunatamente, non ancora entrati in repertorio e ignoti al vasto pubblico, spicca
luminosissimo a mio avviso - autentico coronamento di una così sontuosa storia della
forma - lo stupendo Concerto di Sergio Calligaris (composto tra il 1992 e il 1993),
realmente impressionante e coinvolgente nella sua profonda comunicativa non soltanto
emotiva ed emozionale, ma anche razionalmente discorsiva e tecnicamente impeccabile e
impervia, così peculiare dell'eloquio musicale del Maestro.
Ma prima di passare al racconto di come è nata la mia amicizia col Maestro Sergio
Calligaris, desidero invitare il visitatore di queste pagine all'ascolto del primo
episodio del Concerto, Moderato e Maestoso assai, la cui atmosfera è capace di un
tale immediato coinvolgimento da lasciare, a mio avviso, quasi senza fiato.
Concerto Op.29 per pianoforte e orchestra
Moderato e Maestoso Assai
Sergio Calligaris, pianoforte
Orchestra Sinfonica della RadioTelevisione Albanese diretta da Massimo De Bernart
(Prima esecuzione e prima registrazione mondiale, live 23 febbraio 1994
Auditorium di Via della Conciliazione in Roma).
Devo proprio a questo Concerto l'amicizia col Maestro: vorrei innanzitutto
puntualizzare che, malgrado il curioso caso di omonimia, non sono io il Renzo destinatario
del Quaderno (la cui dedica è al mio grande amico RENZO ARZENI, trattandosi
in quel caso di un'amicizia ben più antica e radicata). Posso proprio dire che
tutto ebbe inizio quel giorno in cui, ansioso di assistere in televisione alla
trasmissione già citata del 5 giugno 1994 (nell'ambito della serie I Concerti di
RaiTre di cui avevo letto l'annuncio sul giornale: ero molto stimolato dal piacevole
ricordo di questo Compositore - che vidi nella mia infanzia nella mai abbastanza compianta
trasmissione Voglia di Musica a cura di Luigi Fait e che tanto mi impressionò con
la sua arte), rimasi letteralmente folgorato da questo Concerto. La musica e
l'interpretazione mi impressionarono a tal punto, appagando il mio insaziabile desiderio
di conoscenza di musica nuova che mi spinge alla scoperta anche dei nomi meno frequentati
dal grande pubblico (il più delle volte con esito deludente, nel caso dei contemporanei),
da indurmi a voler a tutti i costi entrare in contatto telefonico con l'autore -
trovandone la residenza nell'Annuario dei Musicisti - per poter esprimergli tutta la mia
gratitudine per le emozioni comunicatemi e complimentarmi, auspicando di poter presto
avere occasione di conoscere le sue altre composizioni (il che avvenne ricevendo tre
musicassette promozionali da parte dell'Editore Carisch) e confidando di poter anche
ringraziarlo di persona. Cosa che ebbe luogo il successivo 26 agosto, con un
piacevolissimo colloquio che il Maestro accettò molto gentilmente di concedermi presso la
sua abitazione a Roma, dove la fotografia è stata scattata da mio fratello Alessandro
che, artista dotato, ha fatto dono al Maestro di un suo apprezzato ritratto in segno di
omaggio.
Da allora l'amicizia col Maestro si è via via intensificata, da parte mia con un
beneficio umano innanzitutto e artistico nella comunanza di interessi (non essendo io
professionista in ambito musicale) dal valore personalmente incalcolabile.
Nel limite delle mie possibilità, desidero fare del mio meglio per divulgare la
conoscenza dell'arte del Maestro, con quello stesso spirito che mi spinse a fare dono
della partitura del Concerto con una musicassetta promozionale al Maestro Vladimir
Ashkenazy, in camerino prima della sua esibizione alla testa della RSO-Deutsches Symphonie
Orchester Berlin, solista Sviatoslav Richter, presso la Sala del Conservatorio Verdi di
Milano, la sera del 20 settembre 1994: era e voleva essere la proposta di ascolto di un
appassionato ascoltatore a un grande musicista professionalmente appassionato di musica,
come Ashkenazy, che già in passato ebbe modo di apprezzare l'arte del Maestro Calligaris.
Questa proposta diede i suoi frutti: nel mezzo di tutti i suoi impegni artistici, il
Maestro Ashkenazy ascoltò e apprezzò il Concerto, scrivendo il 27 gennaio successivo il
suo entusiastico parere direttamente al Maestro Calligaris, il cui indirizzo avevo apposto
di mio pugno sulla prima pagina della partitura, speranzoso. Da allora si è rinverdita
un'amicizia ed è nato un sodalizio artistico tra i due Grandi che non mancherà di dare
frutti preziosi a beneficio della Musica.
A questo autentico capolavoro ne sono seguiti altri - e ne seguiranno molti ancora,
trovandosi il Maestro nel pieno della sua feconda attività compositiva -, come testimonia
l'elenco riportato nella scheda Catalogo.
Uno degli ultimi noti al pubblico, al momento, è il Doppio Concerto per violino,
pianoforte e orchestra d'archi, composto per il duo Krylov-Mormone. Assistetti
personalmente alla prima milanese il 15 febbraio 1999 presso la Palazzina Liberty con
l'Orchestra da Camera di Milano Classica diretta da Massimiliano Caldi, standomene in
compagnia dell'Autore, in un tripudio indescrivibile di emozione e gratitudine da parte di
un pubblico intimamente coinvolto dalla musica del Maestro.
È con questo stesso spirito di emozione e gratitudine che ho dato mano a questo mio
impegnativo contributo nel web, nella speranza che molti altri possano trarre emozioni e
gioia dalla conoscenza dell'arte di questo grande Maestro, condividendo la mia stessa
gratitudine verso un uomo che è maestro indubbio non soltanto in fatto di musica, ma
specialmente nella sua grande e positiva umanità e sensibilità personale.
Renzo Trabucco, al suo grande amico Sergio