Patrizia
Valente
Il Quaderno Pianistico di Renzo Op.7:
Aspetti metodologico-didattici
di un'opera del Novecento musicale italiano
1.LE FIGURE PIU SIGNIFICATIVE DELLA SECONDA META DEL XX SECOLO IN ITALIA
1.1.Le nuove correnti musicali
Il Novecento musicale nasce nel segno dellevoluzione tecnologica e della sempre
maggiore apertura ad un pubblico ampio ed eterogeneo.
La crisi del Positivismo della seconda metà dellOttocento, movimento filosofico e
culturale ispirato ad alcune idee guida fondamentali, riferite alla esaltazione del
progresso e del metodo scientifico, si rivela in modo definitivo agli albori del nuovo
secolo; si smorzano le certezze, non esistono verità assolute e ci si sposta verso un
progressivo atteggiamento di dubbio. I musicisti sperimentano forme compositive sempre
più elaborate ed a volte di difficile comprensione, creando una spaccatura tra la musica
del passato e quella contemporanea. Non ci sono più tendenze generali nelle quali
lartista si riconosce pienamente, ma innumerevoli stili compositivi spesso tra di
loro contrastanti.
Il cromatismo, spinto allestremo, apre la strada allatonalità ed è proprio
Arnold Schönberg(1), uno dei suoi maggiori esponenti, a mettere a punto un metodo
compositivo, quello della dodecafonia, che fa uso di dodici note non
imparentate fra di loro(2), impiegate in successione secondo determinate regole.
Inizialmente, i soli ad adottare la tecnica di Schönberg sono i suoi allievi Alban Berg e
Anton Webern, ma nei successivi quaranta anni quasi tutti i maggiori compositori vi
faranno ricorso, tra cui Luigi Dallapiccola, Riccardo Malipiero, Camillo Togni, Gino
Contilli e Roman Vlad di origine rumena, acuto critico musicale, oltre che compositore e
conoscitore della musica elettronica.
Altri stili armonici caratteristici del Novecento sono la politonalità, ossia
luso simultaneo di più di una tonalità, e il modalismo, limpiego di
modi e scale dellepoca rinascimentale e prerinascimentale. Non possiamo scordare
Bela Bartòk, che basa in gran parte il suo stile armonico sui modi dellantica
musica popolare ungherese.
Negli anni Venti si sviluppa la corrente del neoclassicismo, uno stile
contrassegnato dal ritorno al concetto classico, secondo il quale tutti gli elementi di
una composizione devono contribuire alla chiarezza della struttura complessiva della
forma. Luso di un criterio tonale modificato, arricchito da frequenti cromatismi, e
limpiego di schemi formali del barocco e del periodo classico sono le
caratteristiche di autori come Igor Stravinskij, Paul Hindemith, Sergej Prokofev e
Dmitrij Sostakovic.
Dalle lezioni-conferenza tenute da Webern nel 1933, nasce l'etichetta di Nuova Musica, ma
il significato originario, che si riferiva alla musica composta secondo il metodo
dodecafonico, viene volutamente adattato alla musica d'avanguardia nel secondo dopoguerra.
La nascita di questa avanguardia avviene nella città di Darmstadt, presso Francoforte,
dove inizialmente era stato istituito un centro di informazione e didattica sulla musica
moderna, per colmare le lacune formatesi nella cultura tedesca durante il regime nazista.
I principali compositori usciti dall'esperienza di Darmstadt sono Pierre Boulez, Karlheinz
Stockhausen, Bruno Maderna, Luigi Nono, György Ligeti, secondo una distribuzione
geografica che contribuisce a creare un'estetica cosmopolita dell'avanguardia.
Quella italiana, non insensibile all'influsso postweberniano, ha tuttavia un suo sviluppo
autonomo, soprattutto con Luciano Berio, e vive un momento di coesione attraverso una
prospettiva critica che si può definire propositiva(3).
Due innovazioni musicali di questo periodo sono la musica seriale e quella aleatoria.
Il serialismo(4) si fonda sullapplicazione dei principi base della
dodecafonia e su altri parametri della musica, come i valori ritmici o lintensità
sonora. Tra i compositori seriali ricordiamo Olivier Messiaen ed il suo allievo Pierre
Boulez, Karlheinz Stockhausen, Ernst Krenek e Milton Babbitt.
La musica aleatoria invece lascia alcuni aspetti della scrittura musicale al caso,
e lautore potrà affidare alcune sue scelte allesito di un lancio di dadi,
oppure scriverà varie pagine di musica lasciando che sia lesecutore a decidere
quali interpretare. Tra i compositori che hanno usato procedure indeterminate ricordiamo:
John Cage e Earle Brown ed altri come Alberto Ginastera e Iannis Xenakis, che hanno
scritto musica con procedimenti aleatori.
Intorno al 1948, a Parigi, lingegnere e compositore francese Pierre Schaeffer inizia
a registrare suoni ambientali e a combinarli in vario modo; il risultato prende il nome di
musique concrète(5), che segna linizio della musica elettronica di cui
saranno fautori Bruno Maderna e Luciano Berio.
A partire dalla seconda metà degli anni cinquanta le strade dei compositori avanguardisti
si dividono, a cominciare dalla clamorosa presa di posizione di Nono che in una conferenza
tenuta a Darmstadt nel 1959, Presenza storica nella musica doggi,
rifiuta di implicare la musica nuova nella teoria della fine dellarte, quindi della
stessa storia.
Ma, nell'insieme, gli itinerari sono simili, nel senso che la Nuova Musica non riesce a
conservare proprio quello che è il suo assunto fondamentale, vale a dire la vocazione ad
un perenne rinnovamento.
In particolare i valori meno durevoli sono quelli fondati sulla concezione della musica
come razionalizzazione assoluta, sul mito della «serializzazione integrale» di tutti i
suoi parametri e, inversamente, sull'«alea», vale a dire sulla disponibilità delle
strutture a possibilità combinatorie variabili. Maggiore flessibilità si è avuta nella
musica di Stockhausen e degli italiani. Stockhausen ha ricreato possibilità
costruttiviste in una vasta produzione che, dalle iniziali serie di Klavierstücke,
è passata attraverso vari tipi di sperimentazione del linguaggio, ivi inclusa l'«alea».
Nono si sottrae fin dall'inizio alle forme costruttiviste insite nella ricerca dei
post-weberniani (tra i quali invece va collocato Bruno Maderna, in virtù del suo
magistero, quasi un apostolato), dedicandosi ad un impegno etico-estetico che lo induce, a
parte le composizioni strumentali, ad esplicare una sua vocazione drammaturgica di
durevoli significati.
Nel 1955 si costituisce lo Studio di Fonologia Musicale della Radiotelevisione Italiana
per merito di Bruno Maderna e Luciano Berio, che sviluppano lavventura della musica
elettronica con un certo radicalismo, e conducono un lavoro di ricerca e di realizzazioni
artistiche davanguardia che va di pari passo con quello europeo ed americano.
Levoluzione di questo percorso non può trascurare un excursus introduttivo, che
parte dalle prime avvisaglie di quella crisi del sistema tonale, già avvertita da
compositori del tardo romanticismo, quali Brahms e Schumann, messa in luce da compositori
della generazione successiva come Malher e Bruckner, per arrivare agli esponenti della
scuola di Vienna che dettero forma compiuta a questi fenomeni innovativi.
Possiamo affermare perciò che i compositori della seconda metà del Novecento italiano
attingono liberamente alle più svariate tecniche; un approccio però sembra accomunare la
loro produzione, ed è linteresse per il suono, i suoi impasti, le sue qualità,
densità e durate. Per la prima volta nella storia della musica occidentale questo
approccio inizia a prendere il sopravvento su tutti gli altri, ad esempio sulla melodia,
che può anche non comparire affatto, e sullarmonia, che può essere trattata
semplicemente come una delle tante parti che concorrono a formare un intero sonoro.
1.2.Bruno Maderna
Compositore e direttore dorchestra
italiano (Venezia, 21 aprile 1920 - Darmstadt, 13 novembre 1973) di nome anagrafico Bruno
Grossato, che adottò successivamente il cognome della madre da nubile Maderna; dallo
spirito avventuroso ed irrequieto, rappresenta una figura di primo piano nel panorama
musicale del secondo dopoguerra, insieme a Boulez, Pousseur, Stockhausen
dellavanguardia postweberniana. Egli non cessa mai di indagare nuove tecniche
compositive, così che dal neoclassicismo modaleggiante dei lavori giovanili, ben presto
si avvicina allespressionismo atonale della seconda scuola di Vienna ed alla
dodecafonia, senza per questo dimenticare la basilare esperienza bartokiana.
In generale il temperamento di Maderna è essenzialmente lirico, da cui la sua costante
attenzione alla dimensione melodica; un segno di questo è anche la sua passione per
strumenti prettamente melodici come loboe ed il flauto. Egli, con il Terzo
Concerto per oboe, ha lasciato il capolavoro assoluto della sua arte. Così ha
scritto Maderna:
«[
] In questo lavoro ho cercato di realizzare in modo più chiaro e pregnante
una forma plurima, che si adattasse ad interpretazioni sempre differenti e di differente
natura. Ho pensato componendolo, che la musica esiste già, che è sempre esistita. Anche
quella che scrivo io. E solo necessario un atto di fede per sentirla intorno a sé,
dentro di sé e quindi realizzarla in una partitura [
]»(6).
Maderna si distingue non solo per il ruolo determinante ed insostituibile svolto come
direttore dorchestra nella conoscenza e nella diffusione della musica contemporanea,
ma anche per loriginalità, la fantasia ed il rigore espressi nelle sue opere di
compositore. Lintuito e la libertà di questo autore, sorretti da una straordinaria
intelligenza compositiva, testimoniata in elaborati e dettagliatissimi piani di lavoro,
consentono un impiego delle procedure seriali tra le più espressive e concrete che si
potessero ascoltare negli infuocati anni Cinquanta dello strutturalismo, protesi nella
costruzione di asettici e levigati oggetti sonori.
Anche nella maggior parte della produzione elettronica egli evita la ricerca esclusiva di
sonorità pure rivelando, per certi aspetti, una concezione più vicina alle premesse
della musique concrète parigina e della tape music americana che non alla
musica elettronica propriamente detta, nata negli studi di Colonia. Peculiare di Maderna,
nellimpiego del mezzo elettronico, è infatti lattenzione prestata ad un
possibile rapporto di continuità con la produzione sonora naturale; nasce così nel 1952
la Musica su due dimensioni per flauto, piatto e nastro magnetico, il
primo esempio, nellesperienza contemporanea, di combinazione fra suoni elettronici e
dal vivo.
1.3.Luigi Nono
Compositore italiano ( Venezia, 29 gennaio 1924
Venezia, 8 maggio 1990), allievo di Gian Francesco Malipiero e successivamente di
Bruno Maderna al quale è legato da fraterna amicizia. Alla sua formazione musicale hanno
recato contributi importanti anche Hermann Scherchen e Hans Rosbaud.
Parallelamente a quelli musicali, Nono(7) ha seguito studi umanistici laureandosi in
Giurisprudenza presso lUniversità di Padova. Una formazione raffinata dunque, nella
quale è però possibile scorgere linsofferenza per ogni routine accademica, e
parallelamente una vocazione per quella dimensione spirituale dellautodidatta che è
in sintonia con le migliori tradizioni della cultura musicale venete. Nella formazione
culturale di Nono si possono anche distinguere due linee opposte e complementari che
costituiranno uno degli aspetti più fertili della sua personalità di artista: da un lato
limpulso irresistibile e sempre inappagato verso il nuovo, dallaltro un culto
appassionato per lantica tradizione della musica polifonica fiamminga e
rinascimentale.
La storia di Nono come compositore inizia nel 1950 con le Variazioni canoniche
sopra una serie di Schönberg per orchestra da camera. Ad onta della seriosità
del titolo e del rigore strutturale dellimpianto, il componimento esibisce,
specialmente attraverso la finezza della strumentazione e la flessibilità del fraseggio,
una vocazione espressiva che pare scaturire direttamente dal quel sostrato tardoromantico,
dal quale derivano l esperienze seriali della Scuola di Vienna.
Il 1955 è lanno del matrimonio tra Nono e Nuria Schönberg, nonché della creazione
degli Incontri per 24 strumenti. In questa partitura egli compie uno
sforzo decisivo per non soggiogare alluso passivo delle tecniche. Varietà di timbri
e scale dinamiche servono a creare un passaggio flessibile da un suono allaltro, e
perciò a generare le strutture con una sorta di naturale spontaneità. Tra la fine degli
anni Cinquanta e linizio del decennio successivo, Luigi Nono accentua limpegno
politico generato nel 1950, in occasione della sua iscrizione al Partito Comunista
italiano, e manifesta i primi approcci con la musica elettronica.
Spesso utilizza testi politici nei suoi lavori : Il canto sospeso
(1956), che gli darà fama internazionale, è basato sulle lettere di vittime della
repressione durante la seconda guerra mondiale; La fabbrica illuminata
(1964), per soprano, coro e nastro magnetico, brano di denuncia delle pessime condizioni
degli operai nelle fabbriche di quegli anni, in particolare dellItalsider di
Genova-Cornigliano, dove Nono stesso si recò per incidere su nastro magnetico i rumori
delle macchine che usò successivamente nella composizione del brano; Ricorda
cosa ti hanno fatto in Auschwitz, basato su testimonianze dei sopravvissuti
allomonimo campo di concentramento.
Attraverso luso del nastro magnetico, tali componimenti rivelano in filigrana un
attento studio delle virtualità del suono e delle sue possibili collocazioni nello
spazio. Nel caso di unopera come Intolleranza o La
fabbrica illuminata, viene in luce anche laspirazione verso spazi acustici
e teatrali diversi, che rompono gli schemi tradizionali dellascolto; si tratta in
questo caso di un impulso destinato a grandi sviluppi nella produzione successiva di Nono.
1.4.Franco Mannino
Pianista, direttore dorchestra,
compositore italiano (Palermo, 25 aprile 1924 - Roma, 1 febbraio 2005) ed autore di oltre
600 opere e 150 colonne sonore per il cinema. Allievo di R. Silvestri, si diploma in
pianoforte presso lAccademia di S. Cecilia in Roma nel 1940; ivi studia anche
composizione con V. Mortari, diplomandosi nel 1947. Dal 1969 al 1971 è Direttore
Artistico del teatro San Carlo di Napoli. Nel 1970 viene eletto Accademico di Santa
Cecilia a Roma e Presidente dellAccademia Filarmonica di Bologna. Nel 1991 rassegna
le dimissioni da tutti gli incarichi ufficiali, in modo di avere più tempo da dedicare
allo studio ed alla creazione di nuove opere.
La sua prima opera, Mario e il mago, è stata rappresentata alla Scala
di Milano nel 1956, con la regia di Luchino Visconti e, nel 1957, viene chiamato da
Herbert von Karajan a rappresentarla alla Staatsoper di Amburgo. Per Mario
e il mago ha ricevuto in Francia il Premio Diaghilev. Ha scritto la
Missa pro defunctis in ricordo del violinista Leonid Kogan,
rappresentata in prima assoluta a Mosca nel secondo Festival internazionale di arte
contemporanea. Come autore di colonne sonore, ha vinto il David di Donatello per le
musiche de LInnocentedi Visconti, curando anche quelle di Ludwig",
"Bellissima, Gruppo di famiglia in un interno e
Morte a Venezia. Ha scritto musiche anche per film di John Huston,
Leonide Moguy e Mario Soldati.
Parliamo di un musicista(8) versatile e fecondo che ha saputo anche accortamente
valorizzare la propria attività compositiva sia teatrale che strumentale: il suo
ricorrere alle sorelle Kessler per una commedia musicale, come il destinare ai violinisti
Kogan un concerto, possono ritenersi i fatti più probanti della sua qualità di abile
imprenditore di se stesso e della propria musica, nella piena consapevolezza di essere
provveduto di una musicalità distinto eccezionale, buona a tutti gli usi e a tutte
le occasioni.
Parimenti abile uomo di teatro, le sue scelte ribadiscono quanto già detto; troviamo
così nella ricca produzione, accanto alle intellettuali sollecitazioni, lavori di facile
consumo quale Vivì, sorta di fumettone lirico-erotico allineato con la
letteratura rosa dellepoca.
Nei suoi lavori teatrali, come pure in quelli strumentali, lossequio alla tradizione
è sempre fondamentale, anche quando egli sembra voler tenere conto di procedimenti
musicali più moderni, ma che utilizza poi quasi nel modo di escrescenze stravaganti o di
esteriori, quanto facili, concessioni alla corrente moda sonora.
1.5.Luciano Berio
Uno dei principali compositori della seconda
metà del Novecento, rappresentante la musica italiana, è Luciano Berio (Oneglia, 1925
Roma, 2003). Proveniente da una famiglia di musicisti, inizia i suoi studi a Milano
con Paribeni e Ghedini (esponente del neoclassicismo italiano), e dopo il matrimonio con
la cantante Cathy Barberian si trasferisce negli USA dove segue i corsi di L.
Dallapiccola, con il quale approfondisce la dodecafonia (Dallapiccola fu il primo
compositore italiano ad abbracciare questo stile); frequentando invece i corsi di
Darmstadt, in Europa, ha nel 1954 loccasione dincontrare i maestri Bruno
Maderna, Pousseur e Stockhausen.
Berio(9) è considerato uno tra i
maggiori esponenti dellavanguardia internazionale e tra i primi in Italia a
dedicarsi alla musica elettronica; egli è fondatore con Bruno Maderna del Centro di
Fonologia di Milano, inaugurato nel 1955, chiuso nel 1983, e da oggi visitabile al Museo
degli strumenti del Castello Sforzesco.
Lo studio fonologico era occupato da una serie di macchine capaci di generare e modificare
i suoni (oscillatori, banchi di filtri, nastri magnetici); la stanza sonora era coordinata
da un tecnico, e nellarco di venti anni verrà utilizzata , fra gli altri, da John
Cage, Luigi Nono e Niccolò Castiglioni.
Berio si contraddistingue per il grande interesse verso tutti gli aspetti della musica
contemporanea e lattenzione al suono come primo elemento della composizione: la
qualità fonica della materia sonora, sia sotto il riguardo acustico, cioè del timbro,
del colore, sia sotto laspetto linguistico, cioè della suggestione di significato
che ne deriva. Di qui lappello immediato esercitato dalla sua musica, cui resta
subordinato lo stesso disegno costruttivo. Di qui lempirica concretezza della sua
adesione al serialismo ed ai procedimenti sperimentali degli anni Cinquanta, e la
successiva crescente disponibilità, fin dagli inizi degli anni Sessanta, ad appropriarsi
di esperienze e materiali disparati. La sua produzione è vastissima, comprendendo opere
come il Laborintus II, lOpus number Zoo per
flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto, le Sequenze per diversi
strumenti solisti, gli Chemins, gli Incontri musicali
ed anche musiche teatrali e musica elettronica.
Lo stile primario del comporre beriano è la fiducia che la possibilità di operare
attraverso la musica, in qualsiasi contesto sociale, e nonostante qualsiasi difficoltà
linguistica, mantenga sempre la sua intrinseca validità e la sua capacità comunicativa.
E anche la curiosità di scoprire il potenziale nascosto di qualsiasi forma sonora :
dai riferimenti diretti alla tradizione, allo sperimentalismo più avanzato nella
produzione elettronica, attraverso rapporti non sporadici con i prodotti di consumo, con
il folk e con il jazz.
Egli stesso afferma:
«Non esiste crisi nella musica ed è da dubitare che sia mai esistita. Esistono solo
opere che sono o non sono significative e persone più o meno educate alla loro
assimilazione»(10).
NOTE:
(1) ALFREDO UNTERSTEINER, Storia della Musica, a c. di G. G. Bernardi, Milano, Ulrico
Hoepli, 1978, pp. 576, 577.
(2) Ibidem
(3) MARIO BARTOLOTTO, Fase seconda. Studi sulla nuova musica, Torino, Einaudi, 1969.
(4) MASSIMO MILA, Breve Storia della Musica, Torino, Enaudi, 1977, pp. 452-457.
(5) AA.VV., Storia della Musica, Torino, Einaudi, 1995, p. 514.
(6) BRUNO MADERNA, voce in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei
Musicisti (DEUMM), Le Biografie, vol. IV, Torino, UTET, 1985, pp. 563, 564.
(7) LUIGI NONO, voce in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti
(DEUMM), Le Biografie, vol. V, Torino, UTET, 1985, pp. 392, 393.
(8) FRANCO MANNINO, voce in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei
Musicisti (DEUMM), Le Biografie, vol. IV, Torino, UTET, 1985, pp. 618, 619.
(9) LUCIANO BERIO, voce in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei
Musicisti (DEUMM), Le Biografie, vol. I, Torino, UTET, 1985, pp. 471, 472.
(10) Ibidem