Sergio Calligaris: Pianista e Compositore
Tesi
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Studi sul musicista

Patrizia Valente
Il Quaderno Pianistico di Renzo Op.7:
Aspetti metodologico-didattici
di un'opera del Novecento musicale italiano

Conclusioni

Insegnare a suonare uno strumento musicale non significa soltanto insegnare a leggere ed a codificare le note in suoni mediante un movimento meccanico delle dita, ma porre l’allievo al centro di un’azione educativa. Egli dovrà ricevere gli strumenti necessari per raggiungere l’individualità musicale, sviluppare le proprie attitudini psicomotorie e intellettive e scoprire le potenzialità comunicative, espressive e creative di cui è in possesso.
Credo fermamente che un adeguato percorso didattico permetta a tutti gli studenti di ottenere dei risultati soddisfacenti, ma affinché ciò possa realizzarsi è indispensabile un corretto approccio allo studio del pianoforte.

«[…] Impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla musica che sullo strumento e suona come ti detta il tuo animo(1) […]». (Charlie Parker)

Dopo aver letto queste parole, nasce spontaneo chiedersi: cosa rappresenta allora per un musicista il proprio strumento? Forse la propria anima? Io penso di si. Esso riflette i nostri gusti, la nostra personalità, i sentimenti che proviamo, i nostri umori. Il pianoforte per un pianista può avere la stessa funzione, ad esempio, del lettino dello psicanalista: in un certo senso esso ci permette di comunicare noi stessi e con noi stessi, nella più completa libertà d’espressione, e di confessare i desideri, le paure, le aspettative.
La lezione di strumento allora può divenire una sede privilegiata per stabilire una proficua relazione docente - discente. Il docente ha la possibilità di osservare nello studente le attitudini, le capacità creative, la disponibilità interiore ad accogliere nuovi stimoli, lo stile di vita, la percezione delle aspettative che gli adulti di riferimento hanno nei suoi confronti, la consapevolezza delle proprie potenzialità ed eventuali disagi esistenziali.
Alla luce della mia esperienza didattica, penso che l’accoglienza degli studenti sia fondamentale e per questo desidero sempre che i ragazzi possano considerare la classe di pianoforte un luogo piacevole e fonte di benessere.
Non scordiamo che noi, insegnanti di strumento musicale presso le Scuole Secondarie di Primo Grado ad Indirizzo Musicale, dobbiamo relazionarci con ragazzi dell’età d’undici – dodici – tredici anni che attraversano una fase critica della crescita, durante il quale le loro emozioni sono altalenanti, la relazione con i coetanei assume grande importanza, così come le delusioni che ne derivano, il rapporto con i genitori è conflittuale, e le prime perplessità sul futuro affiorano inevitabilmente.
La nostra sensibilità e competenza didattica, devono guidarci nel corretto approccio con queste realtà complesse di individui in fase di formazione, affinché siano capaci di raggiungere la conoscenza, l’espressione e la coscienza razionale ed emotiva di sé.
Ho scelto come oggetto della mia tesi “Il Quaderno Pianistico di Renzo op. 7” di Sergio Calligaris, per dimostrare come alcuni brani di questa opera possano essere utilizzati ai fini didattici per l’insegnamento del pianoforte presso le Scuole Secondarie di Primo Grado ad Indirizzo Musicale.
Dare la possibilità al discente di accostarsi ad una scrittura pianistica moderna, ricca di dissonanze com’è quella di Calligaris, risulta utile ai fini dell’acquisizione di tratti significativi del linguaggio musicale a livello formale, sintattico e stilistico. Inoltre, attraverso lo studio di queste pagine, lo studente avrà l’opportunità di conseguire tutte quelle abilità necessarie al raggiungimento di un’adeguata formazione pianistica e di vivere un momento di crescita umana e culturale, nella giusta consapevolezza dei propri limiti, ma anche dei propri mezzi. Mi riferisco a determinate capacità e precisamente quelle di:
- percezione del peso e dell’equilibrio nell’attacco, tenuta ed abbandono del tasto;
- rapporto gesto/suono per la ricerca ed il controllo della qualità del suono;
- controllo, autonomia ed indipendenza delle dita;
- coordinamento tra le mani;
- cambi di posizione e di registro;
- spostamenti, salti, estensione della mano, passaggio del pollice;
- polifonia all’interno d’ogni mano;
- fraseggio: legato, non legato, staccato, respiri;
- dinamica, agonica;
- uso dei pedali.

Credo fermamente che la professione d’insegnante di strumento musicale sia una vocazione: richiede dosi elevate di capacità empatica, di sensibilità, di equilibrio, di responsabilità e di lungimiranza. E’ inevitabile che il docente sviluppi un pensiero pedagogico ed una consapevolezza del proprio ruolo educativo, culturale e sociale, integrando le abilità esecutive con competenze metodologiche e didattiche specifiche.
E’ doveroso da parte mia rivolgere infine un sentito ringraziamento a tutti i docenti del Biennio di Abilitazione - Classe di Concorso A077 che hanno contribuito alla mia formazione di Insegnante di Pianoforte, durante l’anno accademico 2007/08, ma soprattutto alla Dr. Prof.ssa Luana Palladino ed alla Dr. Prof.ssa Vincenza Maria Cinzia Fazio per i loro validi consigli e la loro impagabile disponibilità.
In ultimo, ma non ultimo, ringrazio il Direttore del Conservatorio di Musica “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia, Dr. M° Antonella Barbarossa, che con costanza e fiducia ha sempre operato per il nostro bene morale e professionale incoraggiandoci nelle nostre aspirazioni.

NOTE:
(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Charlie_Parker

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A cura di Renzo Trabucco: Pagina aggiornata al 02/06/2009
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