Patrizia
Valente
Il Quaderno Pianistico di Renzo Op.7:
Aspetti metodologico-didattici
di un'opera del Novecento musicale italiano
Conclusioni
Insegnare a suonare uno strumento musicale non significa soltanto insegnare a leggere
ed a codificare le note in suoni mediante un movimento meccanico delle dita, ma porre
lallievo al centro di unazione educativa. Egli dovrà ricevere gli strumenti
necessari per raggiungere lindividualità musicale, sviluppare le proprie attitudini
psicomotorie e intellettive e scoprire le potenzialità comunicative, espressive e
creative di cui è in possesso.
Credo fermamente che un adeguato percorso didattico permetta a tutti gli studenti di
ottenere dei risultati soddisfacenti, ma affinché ciò possa realizzarsi è
indispensabile un corretto approccio allo studio del pianoforte.
«[
] Impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla
musica che sullo strumento e suona come ti detta il tuo animo(1) [
]». (Charlie
Parker)
Dopo aver letto queste parole, nasce spontaneo chiedersi: cosa rappresenta allora per un
musicista il proprio strumento? Forse la propria anima? Io penso di si. Esso riflette i
nostri gusti, la nostra personalità, i sentimenti che proviamo, i nostri umori. Il
pianoforte per un pianista può avere la stessa funzione, ad esempio, del lettino dello
psicanalista: in un certo senso esso ci permette di comunicare noi stessi e con noi
stessi, nella più completa libertà despressione, e di confessare i desideri, le
paure, le aspettative.
La lezione di strumento allora può divenire una sede privilegiata per stabilire una
proficua relazione docente - discente. Il docente ha la possibilità di osservare nello
studente le attitudini, le capacità creative, la disponibilità interiore ad accogliere
nuovi stimoli, lo stile di vita, la percezione delle aspettative che gli adulti di
riferimento hanno nei suoi confronti, la consapevolezza delle proprie potenzialità ed
eventuali disagi esistenziali.
Alla luce della mia esperienza didattica, penso che laccoglienza degli studenti sia
fondamentale e per questo desidero sempre che i ragazzi possano considerare la classe di
pianoforte un luogo piacevole e fonte di benessere.
Non scordiamo che noi, insegnanti di strumento musicale presso le Scuole Secondarie di
Primo Grado ad Indirizzo Musicale, dobbiamo relazionarci con ragazzi delletà
dundici dodici tredici anni che attraversano una fase critica della
crescita, durante il quale le loro emozioni sono altalenanti, la relazione con i coetanei
assume grande importanza, così come le delusioni che ne derivano, il rapporto con i
genitori è conflittuale, e le prime perplessità sul futuro affiorano inevitabilmente.
La nostra sensibilità e competenza didattica, devono guidarci nel corretto approccio con
queste realtà complesse di individui in fase di formazione, affinché siano capaci di
raggiungere la conoscenza, lespressione e la coscienza razionale ed emotiva di sé.
Ho scelto come oggetto della mia tesi Il Quaderno Pianistico di Renzo op. 7 di
Sergio Calligaris, per dimostrare come alcuni brani di questa opera possano essere
utilizzati ai fini didattici per linsegnamento del pianoforte presso le Scuole
Secondarie di Primo Grado ad Indirizzo Musicale.
Dare la possibilità al discente di accostarsi ad una scrittura pianistica moderna, ricca
di dissonanze comè quella di Calligaris, risulta utile ai fini
dellacquisizione di tratti significativi del linguaggio musicale a livello formale,
sintattico e stilistico. Inoltre, attraverso lo studio di queste pagine, lo studente avrà
lopportunità di conseguire tutte quelle abilità necessarie al raggiungimento di
unadeguata formazione pianistica e di vivere un momento di crescita umana e
culturale, nella giusta consapevolezza dei propri limiti, ma anche dei propri mezzi. Mi
riferisco a determinate capacità e precisamente quelle di:
- percezione del peso e dellequilibrio nellattacco, tenuta ed abbandono del
tasto;
- rapporto gesto/suono per la ricerca ed il controllo della qualità del suono;
- controllo, autonomia ed indipendenza delle dita;
- coordinamento tra le mani;
- cambi di posizione e di registro;
- spostamenti, salti, estensione della mano, passaggio del pollice;
- polifonia allinterno dogni mano;
- fraseggio: legato, non legato, staccato, respiri;
- dinamica, agonica;
- uso dei pedali.
Credo fermamente che la professione dinsegnante di strumento musicale sia una
vocazione: richiede dosi elevate di capacità empatica, di sensibilità, di equilibrio, di
responsabilità e di lungimiranza. E inevitabile che il docente sviluppi un pensiero
pedagogico ed una consapevolezza del proprio ruolo educativo, culturale e sociale,
integrando le abilità esecutive con competenze metodologiche e didattiche specifiche.
E doveroso da parte mia rivolgere infine un sentito ringraziamento a tutti i docenti
del Biennio di Abilitazione - Classe di Concorso A077 che hanno contribuito alla mia
formazione di Insegnante di Pianoforte, durante lanno accademico 2007/08, ma
soprattutto alla Dr. Prof.ssa Luana Palladino ed alla Dr. Prof.ssa Vincenza Maria Cinzia
Fazio per i loro validi consigli e la loro impagabile disponibilità.
In ultimo, ma non ultimo, ringrazio il Direttore del Conservatorio di Musica Fausto
Torrefranca di Vibo Valentia, Dr. M° Antonella Barbarossa, che con costanza e
fiducia ha sempre operato per il nostro bene morale e professionale incoraggiandoci nelle
nostre aspirazioni.
NOTE:
(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Charlie_Parker