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Gli studi sull'opera del musicista
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Sergio Calligaris
Studi sul musicista

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Patrizia Valente
Il Quaderno Pianistico di Renzo Op.7:
Aspetti metodologico-didattici
di un'opera del Novecento musicale italiano

2. SERGIO CALLIGARIS: COMPOSITORE DEL SUO TEMPO “CLASSICAMENTE ELEGANTE”

2.1. La carriera

Sergio CalligarisSergio Calligaris, pianista e compositore argentino, nasce a Rosario nel 1941 da padre friulano, ingegnere e musicista dilettante (suonava benissimo il pianoforte, il violino e la chitarra classica) e madre torinese; dopo aver vissuto a lungo negli Stati Uniti, solo nel 1974 si stabilisce in Italia ottenendone la cittadinanza(1).
La sua formazione artistica si compie sotto la guida di illustri maestri come Jorge Fanelli, Arthur Loesser, Adele Marcus, Nikita Magaloff, Guido Agosti, ed il suo primo vero debutto come compositore avviene nel 1951 presso il teatro della sua città natale, all’età di dieci anni, con la presentazione di un balletto per pianoforte ed orchestra intitolato l’“Eterna lotta”, la lotta tra il bene ed il male. A dodici anni esegue pagine molto ardue, da Rachmaninov a Musorgskij; a tredici anni debutta come pianista con la "Sonata op. 26 in la bemolle maggiore” di Beethoven ed opere di Chopin; a quattordici viene acclamato dal pubblico argentino accorso ad ascoltarlo al Colon di Buenos Aires; a quindici anni ha l’onore di effettuare la prima esecuzione sudamericana della “Toccata” per pianoforte ed orchestra di Ottorino Respighi, sotto la direzione di Simon Blech, il delfino del grande direttore Hermann Scherchen; a sedici si diploma in composizione. Prosegue per venticinque anni consecutivi il suo felice percorso da concertista, e la sua affermazione in campo internazionale avviene durante gli anni 1967-69 con un eccellente debutto alla Brahmssaal del Musikverein di Vienna, seguito dal pieno successo alla Konzertsaal Bundesallee di Berlino; alla Società del Quartetto di Roma; all’Istituto de Cultura Hispànica di Madrid. Per diverso tempo egli si dedica al concertismo solistico riscuotendo ampi consensi ed acclamazioni nelle sale più prestigiose di tutto il mondo, fra cui : la Schönberg Hall della University of California di Los Angeles; la Kulas Hall del Cleveland Institute of Music; la RAI Radiotelevisione Italiana; l’Auditorium dell’Accademia di Santa Cecilia in Roma; il Main Theatre di Manila.
Non possiamo certamente dimenticare i suoi concerti registrati dalla Radio Vaticana per l’U.E.R. (Unione Europea di Radiodiffusione) e trasmessi dalla BBC (British Broadcasting Corporation), dalla Bayerischer Rundfunk, dalla Radio della Suisse Romande, ed ancora le registrazioni realizzate negli Stati Uniti per la Orion Records di Los Angeles, patrocinate dalla Yehudi Menuhin Foundation.
La sua attività compositiva, come è stato già detto, inizia durante la prima giovinezza, ma per diverso tempo la carriera di solista lo assorbe completamente e lo strumento diventa così una sorta di via di fuga come egli stesso asserisce:

«[…] La mia è stata una protesta contro la così detta avanguardia imperante. A un certo punto non mi riconoscevo più nel ruolo di compositore, perché il compositore stava diventando qualcosa che non capivo, ma soprattutto non condividevo. E quel che è peggio, è che tutto ciò rappresentava la tendenza principale. A quel punto mi sono rifiutato di continuare a comporre e mi sono dedicato all’attività concertistica. La preparazione tecnica non mi mancava e ho avuto la possibilità di esibirmi in tutto il mondo(2) […]».

Così, solo qualche anno dopo il suo ritorno in Italia, nel 1978, riprende la attività di compositore, con un brano dedicato ad un amico italiano, “Il Quaderno pianistico di Renzo op.7”, che in pochi anni otterrà l’apprezzamento del pubblico e della critica internazionale più illustre, felice esito a cui saranno destinate anche le opere successive.
Le sue composizioni sono state eseguite con grande successo in festivals italiani ed internazionali indetti dalla RAI e da Istituzioni Sinfoniche prestigiose quali l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, l’Israel Philharmonic Orchestra Hall, la Juilliard School of Music di New York.
Nel 1966 è stato insignito dell’ambito “Diploma di Artista” dal Cleveland Institute of Music dove, come membro della Facoltà di Pianoforte, ricopre la carica di Docente di Pianoforte Principale, incarico conferitogli anche dalla California State University nel 1969. La sua attività didattica prosegue in Italia dal 1974 presso il Conservatorio di Musica “S. Pietro a Maiella” di Napoli, il “Luisa D’Annunzio” di Pescara ed l’“Alfredo Casella” de L’Aquila. Nel 1973 diventa direttore artistico dell’American Academy of Arts in Europe, con sede a Verona.
Nel 2004 gli viene conferita dalla International Biographical Centre di Cambridge la nomina di “Musicista Internazionale dell’Anno 2004”, in considerazione del suo significativo apporto all’arte pianistica ed alla composizione contemporanea; un prestigioso titolo, rigorosamente concesso solamente a personalità che si distinguono nella comunità musicale internazionale grazie alla propria autorevolezza ed allo spessore delle proprie realizzazioni artistiche.
Sergio Calligaris, raffinato interprete, è senza dubbio anche uno dei compositori contemporanei più eseguiti nel mondo. Vogliamo ricordare che la sua biografia è stata inclusa nel Dizionario Biografico dei Musicisti Baker, nell’Edizione del 1971 (G. Shirmer, New York), a cura di Nicolas Slonimsky, un onore che viene conferito a pochissimi musicisti viventi.

2.2. Lo stile neoclassico

La formazione compositiva(3) dell’artista argentino ha inizio nel 1950 quando, all’età di soli nove anni, il giovane intraprende gli studi di composizione sotto la guida di Padre Luis Machado, eccellente musicista della scuola di Hindemith che prediligeva una scrittura estremamente rigorosa, contrappuntistica, che faceva largo uso dell’armonia per quarte eccedenti o giuste, ma non diminuite.
Determinati aspetti di ascendenza hindemithiana li troviamo facilmente nelle opere maggiori di Calligaris, quali il “Concerto per pianoforte ed orchestra op. 29” e le “Danze Sinfoniche op. 27”, nelle quali assume particolare risalto una singolare strutturazione rigorosissima, caratterizzata anche da effetti di eco e di risoluzione per moto retrogrado di determinati spunti tematici.
Egli si colloca nella traccia di un tonalismo modernamente inteso, sensibile alle combinazioni politonali.
La sua musica(4) è basata sulla complessità armonica e nelle sue opere, alcuni momenti sono vicino alla tonalità, altri esprimono un andamento atonale che all’ascolto potrebbe sembrare tonale. Ciò accade perché gli elementi atonali vengono usati in modo tale che ascoltandoli sembrano consequenziali in ogni nota; un singolare effetto che nasce da una forte conoscenza tecnica. Dalle sue opere traspare un forte bisogno della forma, dello schema, dei contrasti e di un equilibrio architettonico tra masse di diverso carattere. Calligaris crede fermamente nella simmetria perché, come egli stesso afferma:

«[…] non c'è forma senza ritorno di qualcosa che c'è stato prima, in modo che non ci si dimentichi di ciò che si è sentito. Anche i ritornelli non sono una cosa accademica, ma logica. Per fare un finale più libero, quasi a fantasia, ho dovuto essere più rigoroso prima. La continua libertà si trasforma in anarchia, e io non amo l'anarchia, almeno in musica. Amo riutilizzare le forme acquisite: il Quodlibet, il contrappunto, un'armonia che sembri tonale deve esserlo, altrimenti stanca. Deve esserci il senso di tensione e distensione. Stimo Roussel, ma talvolta è un poco amorfo armonicamente, perché non risolve mai, come una fisarmonica. Allora mi stanco perché non mi emoziona, non arrivo a un punto culminante o di rilassamento, sia pure dissonante. Diventa una landa deserta, sempre uguale, nasce assuefazione. Da quando analizzavo con il mio maestro il Primo Corale di Franck, ho amato la bellezza dell'armonia, degli accordi, non importa quanto siano alterati. In un altro punto concordo con Rachmaninov, la melodia deve essere bella e riconoscibile, sennò è un fallimento(5) […]».

Nelle sue musiche si evidenzia il doppio aspetto ditirambico-elegiaco che riflette l’indole ottimista, allegra, ma anche raramente malinconica dell’autore. La malinconia è da lui considerata «il paesaggio dell’ignoto»(6), all’interno del quale egli non vive, ma che a volte ha necessità di fermarsi ad osservare; infatti le sue composizioni prevedono quasi sempre l’utilizzo di tonalità e di ritmi incalzanti, testimonianza del suo modo di essere.
Come compositore , egli utilizza con grande efficacia reminiscenze dello stile romantico e post-romantico con un linguaggio assolutamente contemporaneo”(7). Calligaris non ama definirsi un autore neoromantico, semmai un neoclassico, abile a creare delle forme contrappuntistiche che si rifanno al più rigoroso Bach, filtrato però dalla scuola compositiva alla quale si sente di appartenere : musica di spessore che nulla concede all’effetto.

«[…] ciò che conta veramente è l'emozione, è questo che la musica comunica; il lavoro che c'è dietro è importante, è fondamentale, certo, ma non è per questo che la musica deve essere goduta e apprezzata. Conosco molti musicisti giovani che scrivono musica molto diversa dalla mia, ho un ottimo rapporto con loro, ma io scrivo in un altro modo. E d'altronde, non c'è nulla di più gratificante che vedere il pubblico che apprezza ciò che hai fatto, che applaude e si entusiasma. Questo ti convince a continuare(8) […]».

Accanto a Beethoven, nella poetica(9) di Calligaris occupa un posto fondamentale Brahms al quale egli rivolge tutta la sua ammirazione, perché lo reputa capace di lavorare sui temi fino a scinderli in microstrutture germinali da cui ricavare quella progressiva ricomposizione dell’equilibrio tra intelletto e sentimento in cui la sua musica consiste.
Schumann rimane però un modello di compositore ideale per Calligaris, quello che egli ama in assoluto, perché nelle sue opere ritrova le screziature delle voci interne, l’improvviso impennarsi dell’invenzione sulla granitica saldezza dell’intreccio tematico e il riformulare sempre in modo originale il problema del ritmo, senza il quale non si dà la forma. Così si esprime Calligaris:

«[…] Io penso che la musica evochi sempre qualche cosa. La musica deve avere qualcosa che non sia soltanto astratto. Del resto anche nella musica più astratta nel subconscio c'è sempre qualcosa in rapporto ad una situazione o ad un sentimento(10) […]».

2.3. La tecnica pianistica della “forza controllata”

Sergio Calligaris al pianoforteIl profilo artistico di Sergio Calligaris è segnato da una tecnica(11) pianistica che sbalordisce e lascia ammirati non soltanto per la bellezza, limpidezza e purezza del suono, sempre calibratissimo e studiato fin nelle più intime sfumature espressive, ma anche visivamente impressionante per l’assoluta indipendenza delle singole dita arcuate ad uncino in mani per così dire “armate” con una potenza di scatto, una precisione di tocco e un controllo infinitesimale che rivelano un’innata dote personale perfezionata da un solidissimo studio d’altri tempi fin nei minimi dettagli tecnici ed interpretativi.
Egli riesce a domare il pianoforte attraverso la profonda e lenta azione dei tasti, facendone uno strumento fuori dalla portata di tanti altri valorosi pianisti.
Jorge Fanelli, uno dei suoi più illustri insegnanti di pianoforte, di scuola napoletana, molto legata a quella di Longo, gli trasmette la tecnica della totale autonomia delle dita rispetto al polso ed all’avambraccio; impostazione utile per lo sfruttamento del peso e non solo per il movimento delle dita,

«[…] non un peso che cade morto, ma distribuito da una mano armata preventivamente, che scatta ad artiglio. Le sonorità sono date dalla velocità di attacco, non dal peso(12) […]».

«[…] Il polso bloccato senza movimento articolare, con la rilassatezza della parte trapezoidale dei muscoli e la fissità del diaframma. La cupola della mano è robustissima, d'acciaio, da vero scaricatore di porto. È una morsa da presa che si avvicina ai tasti. Questo consente una grande velocità perché la mano è talmente tonificata muscolarmente con esercizi molto impegnativi e quotidiani che la tecnica di esecuzione diventa molto scattante(13) […]».

Apprende da Arthur Loesser, pianista proveniente dalla scuola di Leschetizky(14) e di Stokowski(15) , anche una tecnica, se così si può dire digitale, che fa del pianista un atleta: polso molto basso, dita molto ricurve con una vasta articolazione, quasi clavicembalistica; uso del pedale, con un cambio frequente, tale da sembrare che non venga usato; un’attenzione estrema ad ogni nota che deve essere pesata e perciò “pensata”, come se suonando si avesse l’illusione di cantare.
In merito a questa ultima affermazione, Calligaris precisa:

«[…] bisogna escogitare la durata ed il volume, la dinamica di ogni nota, il tipo di attacco; e dopo si può dire di aver creato un legato perfetto che sembra cantato anche coi comportamenti di voce(16) […]».

Egli parla perciò di un movimento al rallentatore, ma sino in fondo al tasto, come se uno “innestasse un pugnale nella carne”, perché, per andare a fondo lentamente, è necessario un maggiore controllo e di conseguenza forza muscolare più intensa. «[…] Immaginiamo il camminare lento di una pantera o di una tigre. I muscoli sono in tensione. Più lenta cammina, più energia usa. Poi, ovviamente, lo scatto è ancora più veloce. Per arrivare a ciò ci sono degli esercizi, come quelli di un grande atleta(17) […]

[…] Io penso che, mentre il pianismo debole limita, perché non riesce ad eseguire comodamente gli autori di tecnica pesante, tipo Prokof’ev o Bartòk, il pianista di forza non ha limitazioni perché riesce benissimo anche con autori di carattere più trasparente, quali Mozart o Scarlatti(18) […]
».

Calligaris non lavora semplicemente sul suono, ma sul movimento che produce quel suono. Per lui suonare è come graffiare il tasto in ogni nota e carpirne così l’essenza; la mano si contrae, ma il collo, la testa e tutto il corpo rimangono in uno stato di una rilassatezza totale proprio perché la forza si concentra tutta nelle mani. Egli reputa questo un meccanismo necessario per evitare che il corpo si sforzi e che possa andare incontro così a vere e proprie patologie come la scoliosi. «[…] È una formazione che si acquisisce con gli anni. Io però non ho mai insegnato ai miei allievi la tecnica, nonostante io sia un maniaco della tecnica. Perché quel tipo di tecnica o la impari quando sei molto giovane o non puoi farlo successivamente, perché è molto impegnativa. È tecnica muscolare che devi possedere e basta, ma solo appresa in tenera età perché è fatta di contrazioni muscolari(19) […]».

È una tecnica minuziosamente raffinata, capace non solo di creare delle sonorità percussive e laceranti, ma anche dei delicati effetti dinamici sostenuti da un tocco ricco ed una qualità di suono particolarmente fine.

2.4. Catalogo delle opere

Musica per strumenti solisti

AVE MARIA op. 8a
per pianoforte (1978) [MK13285]

IL QUADERNO PIANISTICO DI RENZO op. 7
dieci pezzi brevi per pianoforte (1978) [MK46461]
(Preludio - Valzer - Elegia - Barcarola - Carillon – Acquario-
Ritmico e ostinato - Gavotte fantastica - Notturno - Finale)

TRE STUDI (n. 20,n. 21, n. 22) dall’op. 11
per pianoforte (1979-1980) [MK9644]

PRELUDIO, CORALE, DOPPIA FUGA E FINALE op. 19
per grande organo (1984) [MK8820]

SUITE op. 28
per violoncello solo (1991) [MK11997]

SONATA – FANTASIA op. 32
per pianoforte solo (1994) [MK12779]

PRELUDIO, CORALE E FINALE op. 33
per fisarmonica (1994) [MK12846]

AVE VERUM op. 42a
per pianoforte solo (2000) [MK14406]

PRELUDIO E TOCCATA op. 44
per pianoforte solo (2002) [MK14658]

PANIS ANGELICUS op. 47a
per pianoforte solo (2005) [MK16113]

Musica da Camera

TEMA E VARIAZIONI op. 5a
per clarinetto, violoncello e pianoforte (1958 Rev. 1977) [MK13058]

TEMA E VARIAZIONI op. 5b
per violino, violoncello e pianoforte (1958 Rev. 1977) [MK13838]

SONATA op. 9 “Omaggio a Robert Schumann”
per violoncello e pianoforte (1978) [MK11451]

SCENE COREOGRAFICHE op. 12
per pianoforte a 4 mani o 2 pianoforti (1979) [MK4666]

SUITE “CLASSICA” op. 15b
per pianoforte e flauto o violino ad libitum (1983) [MK13057]

PARAFRASI DA CONCERTO op. 16
sul valzer dal 1° atto del balletto “Il Lago dei Cigni” di P.I. Ciaikovskij
per pianoforte a 4 mani (1981) [MK13004]


SUITE DA REQUIEM n. 1 op. 17a
per violino, corno e pianoforte (1983) [MK11855]

PASSACAGLIA op. 18 (da “Passacaglia” di Bach)
per tre pianoforti (1983) [MK5518]

DUE DANZE CONCERTANTI op. 22 (Guerriera-Ideale)
per due pianoforti (1986) [MK8830]

DUE DANZE CONCERTANTI op. 22a (Guerriera-Ideale)
per pianoforte a 4 mani (1986) [MK12860]

“VIVALDIANA” op. 23
Divertimento per due pianoforti (1986) [MK13839]

CONCERTO op. 24
per 12 violoncelli (1988) [car22214]

SONATA - FANTASIA op. 31
per tromba e pianoforte (1994) [MK12778]

SONATA - FANTASIA op. 31a
per sassofono contralto e pianoforte (2008) [MK17123]

QUARTETTO n. 1 op. 34 “Toccata, Adagio e Fuga”
per quartetto di clarinetti (1995) [MK12929]

QUARTETTO n. 2 op. 35 “Toccata, Adagio e Fuga”
per quartetto d’archi (1995) [MK12930]

SONATA op. 38
per clarinetto e pianoforte (1997-1998) [MK13281]

SONATA op. 39 “Dedicata a Rodrigo”
per viola e pianoforte (1997-1998) [MK13282]

SONATA op. 40
per violino e pianoforte (1997-1998) [MK13283]

SONATA op. 40a
per flauto e pianoforte (2008) [MK13283]

SUITE op. 43
per due pianoforti e quattro timpani (ad libitum) (2002) [car22589]

Musica vocale

AVE MARIA op. 8
per voce e pianoforte (1978) [MK13284]

TRE MADRIGALI op. 13
su versi di Giovan Battista Strozzi, per 3 voci soliste
(o coro da camera, ad libitum) organo e clavicembalo (1979) [MK11385]


B.H.S. op. 20
per due pianoforti e voci femminili (ad libitum) (1984) [MK8822]

AVE VERUM op. 42
per coro misto (o quartetto vocale, ad libitum) e pianoforte (2000) [MK14405]

IL GIORNO – Suite per la fanciullezza op. 45
per coro, pianoforte, violino o flauto e percussioni (2003) [MK22615]

PANIS ANGELICUS op. 47
per coro misto (o quartetto vocale, ad libitum) e pianoforte (2005) [MK16112]

PANIS ANGELICUS op. 48
per coro, orchestra e pianoforte obbligato (2008) [car22800]

POEMA op. 49
per soprano o tenore e pianoforte (2008) [MK17468]

Musica sinfonica

CONCERTO op. 25
per orchestra d’archi (1989) [car22214]

DANZE SINFONICHE op. 26 “Omaggio a Bellini”
per grande orchestra (1990) [car22209]

SECONDA SUITE DI DANZE SINFONICHE op. 27
per grande orchestra (1990) [car22220]

CONCERTO op. 29
per pianoforte e orchestra (1992-1993) [car22297]

SCENE COREOGRAFICHE op. 30
per due pianoforti (o pianoforte a 4 mani) e orchestra d’archi (1993) [car22345]

TOCCATA, ADAGIO E FUGA op. 36
per orchestra d’archi (1996) [car22392]

DOPPIO CONCERTO op. 37
per violino, pianoforte ed orchestra d’archi (1996) [car22421]

DOPPIO CONCERTO op. 37a
per flauto, pianoforte ed orchestra d’archi (2006) [car22712]

DOPPIO CONCERTO op. 37b
per violoncello, pianoforte ed orchestra d’archi (2007) [car22799]

DOPPIO CONCERTO op. 41
per due pianoforti ed orchestra (2000) [car22544]

PANIS ANGELICUS op. 48a
per orchestra e pianoforte obbligato (2008) [car22801]

Antologie Pianistiche

Piano Parnassum Volume 1
Antologia Pianistica (2008) [MK17389]
Studi op. 11, dal 6 al 22
Il Quaderno Pianistico di Renzo op. 7
Sonata - Fantasia op. 32

Piano Parnassum Volume 2
Antologia Pianistica (2008) [MK17463]

Preludio e Toccata op. 44
Ave Maria op. 8a
Ave Verum Op. 42a
Panis Angelicus op. 47a

NOTE:
(1) http://calligaris.carisch.it/scalit/bioit.htm
(2) GIULIO CANCELLIERE, In redazione con…Sergio Calligaris, Alta Fedeltà Digitale, Anno 43, Milano, Edisport Editoriale S.p.A., novembre 2000, p. 176
(3) GIOVANNI ACCIAI, Intervista a Sergio Calligaris, La cartellina, Anno XXIV- N.130, Milano, Edizioni Musicali Europee, novembre 2000, p. 62
(4) FRANCO CAMPEGIANI, Musica e letteratura, intervista con Sergio Calligaris, Franco Campegiani conversa con il brillante e noto musicista di livello internazionale, terzapagina, Sovera, ottobre 2004, p. 34
(5) GREGORIO NARDI, Sergio Calligaris:Un colloquio con il compositore argentino, CD Classica, Anno 9 – N. 85, Firenze, City Magazine, settembre 1995, p. 16
(6) ROSANNA D’AGOSTINO, La magia di Calligaris, La provincia cosentina, Cosenza, novembre 2000
(7) SERGIO CALLIGARIS, voce in The Baker’s Biographical Dictionary of Musicians, New York, G. Schirmer, 199
(8) DANILO PREFUMO, Sergio Calligaris, il pianista-compositore ci parla delle sue composizioni, CD classica, Anno 13- N.123, Firenze, City Magazine, maggio 1999, p. 18
(9) ALESSANDRO ZIGNANI, Sergio Calligaris : La tradizione come audacia, Musica N.125, Varese, Zecchini, aprile 2001, p. 58
(10) ANTONIO RANALLI, Variazioni sul tema di Sergio Calligaris, Musicalnew.com, maggio 2002
(11) http://calligaris.carisch.it/scalit/piait.htm
(12) GREGORIO NARDI, Sergio Calligaris: un colloquio con il compositore argentino, CD Classica, Anno 9 - N. 85, Firenze, City Magazine, settembre 1995, p. 16
(13) PAOLO DE BERNARDIN, Sergio Calligaris, la logica della forma, inarCASSA, Anno 31 – N. 4, Maggioli, ottobre/dicembre 2003, p. 86
(14) Theodor Leschetizky (Lancut, 22 giugno 1830 – Dresda, 4 novembre 1915) fu un noto pianista, compositore ed insegnante di pianoforte polacco, allievo di Carl Czerny e fondatore nel 1878 di una delle più importanti scuole private di musica. Fra i tanti suoi allievi provenienti da ogni parte del mondo, ricordiamo: Annette Essipova, Ignaz Jan Paderewski, Ossip Gabrilowitsch, Ignaz Friedman e Artur Schnabel.
(15) Leopold Stokowski (Londra, 18 aprile 1882 – Nether Wallop, 13 settembre 1977) fu un celebre direttore d’orchestra statunitense di origini polacche. Dal 1912 al 1936 coprì la carica di direttore stabile di una delle più antiche e prestigiose compagini orchestrali americane, l’Orchestra di Philadelphia. A capo di quest’ultima diresse le musiche del film “Fantasia” di Walt Disney, che gli valsero una grande notorietà anche tra un pubblico generalmente lontano dalla musica classica.
(16) Ibidem
(17) PAOLO DE BERNARDIN, Sergio Calligaris, la logica della forma, inarCASSA, Anno 31 – N. 4, Maggioli, ottobre/dicembre 2003, p. 86
(18) Ibidem
(19) FRANCO CAMPEGIANI, Musica e letteratura, intervista con Sergio Calligaris, Franco Campegiani conversa con il brillante e noto musicista di livello internazionale, terzapagina, Sovera, ottobre 2004, p. 34

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A cura di Renzo Trabucco: Pagina aggiornata al 02/06/2009
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