Patrizia Valente
Il Quaderno Pianistico di Renzo Op.7:
Aspetti metodologico-didattici
di un'opera del Novecento musicale italiano
3. IL QUADERNO PIANISTICO DI RENZO OP. 7
3.1. Genesi e struttura dellopera
Il Quaderno Pianistico di Renzo op. 7 ( nulla è dato sapere delle sei
opere precedenti) rappresenta lOpera Prima per eccellenza del Maestro, data la sua
importanza quale vero compendio dellarte pianistica e dellispirazione creativa
del compositore.
Questa opera viene composta da Calligaris nel 1978, durante il soggiorno estivo presso
Rocca di Mezzo, in Abruzzo, luogo privilegiato dallautore per studiare e per
scrivere nuove composizioni. Egli decide di riprendere lattività di compositore,
dopo un lungo periodo di stasi, spinto dal desiderio di regalare al suo più grande amico,
Renzo Arzeni, unopera che potesse eseguire al pianoforte agevolmente, essendo egli
un musicista non professionista che svolge lattività lavorativa di funzionario
presso il Ministero di Grazia e Giustizia a Roma.
Questa composizione è costituita da dieci brevi pezzi per pianoforte solo (Preludio,
Valzer, Elegia, Barcarola, Carillon, Acquario, Ritmico e ostinato, Gavotte fantastica,
Notturno, Finale), alcuni di facile esecuzione ed altri decisamente no.
«[
] È una collana, dal senso evocativo, e vuole rievocare il
"Microkosmos" di Bartòk: è il trascorso di un pianista che, dalle prime note
eseguite nel registro centrale, va ad esplorare tutte le possibilità sonore e tecniche
dello strumento in un crescendo di difficoltà che culminano nel pezzo finale, di alto
virtuosismo(1) [
]».
La scrittura utilizzata predilige degli elementi come lintervallo di quarta, il
cromatismo e lostinato ritmico, inseriti in disegni di severo contrappunto, sotteso
a linee melodiche molto slanciate e cantabili. Inoltre la presenza delle ottave spezzate,
preferibilmente in passaggi ritmicamente molto agitati, denota la predisposizione
dellautore al virtuosismo, in quanto esecutore prima che compositore.
Il successo di questa opera sta, a parer mio, nella compiutezza di messaggi aforistici,
prescindenti da aspetti tecnici. Se vogliamo lautore si serve, per alcuni pezzi,
della più angelica scrittura a due voci, per altri invece della più diabolica irruenza
virtuosistica. Nel primo rientrano il Preludio, il Valzer
bartokianamente stralunato, lElegia che allude a Mussorgski, la
Barcarola, il Carillon dove sotto la precipitosa
cascata di note si nasconde l'aspirazione al cristallino con un infantile tintinnio, e
lAcquario indugiante in una fissità di arpeggi variati
allinterno da guizzi cromatici. Dal Ritmato e ostinato (seguito
dalla Gavotte fantastica, dal Notturno e dal Finale)
il Quaderno ha unaltra fisionomia che non fa registrare però brusche
fratture, ma presenta una scrittura particolarmente elaborata dal punto di vista tecnico
pur rimanendo in linea col discorso musicale dei brani precedenti e dellintera
opera.
Le sue note rivelano le due anime del compositore: quella elegiaca e quella ditirambica,
che si guardano a distanza, ma non si incontrano mai; infatti non uno dei dieci brani si
presenta come una sintesi o un superamento di tale ambivalenza compositiva.
I temi precisi, nitidi e cantabili potevano far apparire lautore inadatto dieci anni
fa, ma oggi i ricorsi della storia lo allineano semplicemente tra i tanti che recuperano
qualche fetta del passato e gli consentono però un singolare diritto di primogenitura(2);
non è soltanto il gusto per il canto, o lattaccamento alla tonalità, è altresì
lattingere a sentimenti chiari e la costanza nel non indietreggiare di fronte alla
comunicazione priva di complessità, anzi di incoraggiarla. La difficoltà di certe pagine
è solo apparente: una volta individuato il modulo, che ripetendosi in lunghe progressioni
determina lostinato e col suo peso fonico ed il suo scatenamento di note spezzate
determina il furore tecnico, appare evidente la struttura chiara, semplice, perfino severa
della musica.
NOTE:
(1) http://calligaris.carisch.it/scalit/es001it.htm
(2) Ibidem